Egregio Presidente,
è con soddisfazione che apprendiamo dell’iter consiliare (avviato dalla Regione Toscana) per rivedere la LR 78/98 sulle cave. Nel condividere la necessità di adeguare la LR 78/98 al rinnovato impianto normativo comunitario, nazionale e regionale e l’opportunità di semplificare le procedure amministrative, evidenziamo alcuni punti qualificanti della proposta di legge, con particolare riferimento agli agri marmiferi di Carrara e di Massa, di cui rammentiamo da subito la natura di beni indisponibili del patrimonio comunale. Ecco di seguito i nostri rilievi puntuali:
- Lodevole l’esplicito riconoscimento che le leggi estensi sono decadute, come disposto dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 488/95) ma, in pratica, non attuato. Oggi, infatti, appigliandosi alla mancanza di esplicita dichiarazione in tal senso nelle LR 78/98 e LR 104/95, le cave, che rivendicano il titolo di beni estimati (recentemente proliferate in numero e superficie) non pagano alcun canone di concessione e ne pretendono la perpetuità. Eppure il Comune di Carrara si è pesantemente indebitato per decenni per realizzare la strada dei marmi che, pur essendo ad uso esclusivo dei camion del marmo, è interamente pagata dai cittadini: per la quale situazione, siamo giunti al paradosso di una città che, anziché ricavare ricchezza dalle cave, spreme i cittadini per finanziare chi da esse trae già lauti guadagni.
- Condivisibile l’obbligo di gara pubblica (asta) per l’assegnazione delle concessioni di cava: è una procedura che chiediamo da anni, anche in polemica col Comune di Carrara che, allungando a 29 anni la durata delle concessioni e prevedendone il rinnovo automatico, ha ripristinato di fatto la loro perpetuità (in violazione della sentenza Corte Cost. 488/95). La gara pubblica, infatti, elemento cardine della direttiva Bolkestein, è il sistema più efficace per individuare il valore di mercato e, dunque, per stabilire il canone di concessione.
- Rilevante l’esercizio dei poteri sostitutivi della Regione nel caso d’inadempienza dei Comuni, anche per le autorizzazioni e concessioni. L’importanza di questa norma appare chiara se si pensa che, a 17 anni dal Regolamento degli agri marmiferi, il Comune di Carrara non ha ancora rilasciato le concessioni, mantenendo così l’escavazione in una situazione di dubbia legittimità, autodisarmandosi nei confronti degli imprenditori inadempienti (non può infatti revocare una concessione che non ha mai dato) e mercanteggiando accordi tariffari con gli imprenditori (anziché applicare il canone di legge), col risultato di un imponente danno erariale. Analoghe considerazioni valgono sul piano ambientale: basti pensare all’inerzia del Comune di Carrara nei confronti delle terre di cava (trattasi di milioni di tonnellate) scaricate abusivamente sui versanti e sulle scarpate delle vie d’arroccamento e alla mancata attuazione del recupero ambientale delle aree estrattive.
Nel chiedere la massima vigilanza affinché questi principi qualificanti della pdl non vengano vanificati o indeboliti, ciò nondimeno siamo a suggerire il recepimento, nella proposta di legge, di ulteriori indicazioni migliorative, quali:
- l’introduzione di forti misure di tutela dell’acquifero delle Apuane (da considerare “inviolabile” per il valore intrinseco e strategico della risorsa idrica): ad es. mantenendo costantemente pulite le superfici di cava, vietando depositi all’aperto di terre e marmettola (da stoccare invece ed unicamente in contenitori a tenuta);
- il riequilibrio del rapporto tra blocchi e detriti, dismettendo le cave che producono troppi detriti. A tal fine, occorre a nostro parere evitare che l’obbligo di una produzione in blocchi superiore al 25% del materiale totale estratto sia facilmente aggirato col pretesto di bonifica di ravaneti o di messa in sicurezza, come avviene oggi (ci sono cave che da anni estraggono quasi esclusivamente detriti). In situazioni particolari, occorre condizionare comunque ed espressamente la concessione al raggiungimento entro 5 anni del rispetto di tale proporzione, da mantenersi per ogni anno successivo, pena la revoca della concessione;
- l’incentivo alla filiera locale del marmo, anche subordinando le concessioni alla lavorazione in loco di una data percentuale dei blocchi prelevati da ogni cava;
- l’istituzione della tracciabilità di ogni blocco e di un osservatorio dei reali prezzi del marmo sul mercato nazionale, ai fini di una corretta quantificazione dei canoni e per evitare le clamorose sottostime che oggi comportano una rilevante riduzione delle entrate comunali;
- l’introduzione della revoca della concessione nel caso di mancato rispetto degli obblighi previsti nel disciplinare (compreso il corretto smaltimento delle terre e degli altri detriti); e quindi l’inibizione a tutti i titolari della concessione revocata di richiedere nuove concessioni (compresi i singoli soci, nel caso di società);
- il rigido divieto all’elusione della legge, scongiurando la possibilità d’introdurre nel Regolamento degli agri marmiferi disposizioni che consentano di aggirarla. Questa istanza a nostro parere può essere assunta nell’articolato, con alcuni semplici accorgimenti, quali:
- l’eliminazione della possibilità di accordi tariffari Comune – industriali (il canone di concessione e il contributo regionale devono cioè essere esplicitamente dichiarati); si eviterebbero l’attuale danno erariale e l’assurdità di tariffe percentuali più basse per i marmi più pregiati (semmai dovrebbe essere il contrario);
- l’eliminazione della possibilità di arbitrato introdotta nel Regolamento con l’art. 10 ter; per comprenderne l’assurdità basta paragonare la concessione di cava all’affitto di un appartamento: quale proprietario è così stupido da introdurre contrattualmente (e di propria iniziativa) il principio che, se l’inquilino ritiene troppo alto il canone d’affitto, si ricorre ad un arbitro per stabilirne l’entità?
- l’eliminazione della rendita parassitaria, rendendo effettiva la conduzione diretta delle cave da parte dei concessionari; a tal fine dovrebbe essere vietata la possibilità di scappatoie quali quelle previste dall’art. 15 del Regolamento degli agri marmiferi (cit. “socio esperto”, etc.);
- l’introduzione dell’obbligo alla massima trasparenza: i Comuni pubblichino annualmente sul sito web tutti i dati: i quantitativi di materiale estratto (scaglie, terre, blocchi e loro qualità, per ogni cava), il numero di viaggi effettuati, il canone e i contributi pagati, il bilancio di settore comunale (entrate dettagliate del marmo e loro destinazione), etc.
Certi della Sua attenzione, cogliamo l’occasione per porgerle i nostri più cordiali saluti.
Firenze, 4 ottobre 2012Fausto Ferruzza, Presidente Legambiente Toscana O.N.L.U.S.
Per saperne di più:
Sul nuovo Regolamento degli agri marmiferi proposto da Legambiente al consiglio comunale:
Gli Atti dell’incontro di presentazione della proposta di nuovo Regolamento degli agri marmiferi (15/2/2013)
Ecco il nuovo Regolamento degli agri marmiferi proposto da Legambiente (9/2/2013)
Sui canoni di concessione delle cave, entrate comunali, illegittimità, proposte:
Cave: Legambiente chiede un’indagine alla commissione antimafia (11/8/2012)
Cave: illegittimità e danno erariale. Esposto contro amministratori a Procura e Corte dei Conti (12/7/2012)
Basta regali alle cave: rilasciare le concessioni e porre fine al danno erariale (8/6/2012)
Regolamento agri marmiferi, tariffe, concessioni: serve una vera svolta (23/2/2012)
Più soldi dalle cave? Basta demagogia: il Comune rispetti la legge! (30/11/2011)
Carrara aumenta le tasse per non far pagare le cave che smaltiscono abusivamente le terre (7/7/2011)
Tariffe marmo: ecco la proposta di Legambiente (6/5/2011)
Dopo la trasmissione di Report sulle cave. Il sindaco: impotente o responsabile? (9/4/2011)
Canoni di concessione cave: le scelte del Comune impoveriscono la città. Esposto a Procura e Corte dei Conti (14/10/2010)