In vista del referendum del 12 e 13 giugno si è costituito il comitato referendario di Massa Carrara, unitario e trasversale, aperto a tutti i cittadini e a tutte le organizzazioni che vogliono respingere, per la seconda volta nella storia italiana, la scelta nucleare e vogliono favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili e il risparmio energetico.
Perché non vogliamo il nucleare
Il nucleare non garantisce l’indipendenza energetica
L’uranio, risorsa non rinnovabile, è una fonte limitata che finirà prima del petrolio. Poiché in Italia, al momento, non c’è disponibilità di uranio utilizzabile, restiamo dipendenti dall’estero per il suo approvvigionamento.
Le centrali nucleari programmate dal governo produrrebbero solo una modestissima percentuale dell’energia elettrica necessaria. Per quella restante (per il trasporto e il riscaldamento, ad esempio) dovremmo dunque continuare ad usare prevalentemente i combustibili fossili.
La centrale nucleare è pericolosa
Three Mile Island (1979), Chernobyl (1986) e Fukushima (2011), per ricordare solo i disastri più noti, ci hanno insegnato che gli incidenti, dall’errore umano al terremoto al dissesto geologico all’atto terroristico, sono sempre in agguato e le loro conseguenze sono gravissime e in grado di ipotecare il futuro.
Anche in caso di normale funzionamento dei reattori, vivere nelle vicinanze di una centrale espone a rischi sanitari, rappresentati da documentato incremento di tumori e di leucemie, soprattutto infantili.
Il nucleare favorisce forme di Stato e di governo autoritarie, centraliste e antidemocratiche.
Le scorie: un problema non risolto
Non si sa ancora come e dove conservare le scorie, problema ancora più drammatico in un territorio geologicamente critico come quello italiano.
Nessun paese al mondo ha trovato una soluzione definitiva, sufficientemente sicura per lo smaltimento delle scorie radioattive il cui tempo di decadimento (cioè il tempo necessario per renderle inerti e non nocive) varia da centinaia a centinaia di migliaia di anni. Le centrali di nuova generazione generano anche Kg di ossidi misti di plutonio: un solo microgrammo è letale per l’uomo.
L’Italia, cronicamente, ha una cattiva gestione della sicurezza e un’incapacità organizzativa persino nello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Vogliamo che le ecomafie gestiscano, al loro modo, anche le scorie radioattive?!
Il nucleare è molto costoso
È costoso per tutti i cittadini e fonte di profitto per i pochi privati che costruiscono le centrali.
Il kwh da nucleare può talora essere spacciato per “poco costoso” perché lo Stato incentiva i pochi privati facendosi carico dei costi della sicurezza, della gestione delle scorie e del futuro smantellamento delle centrali, ma questi costi vengono poi pagati con le tasse e le bollette energetiche del singolo cittadino.
Recenti studi segnalano che, quando saranno pronte le centrali, in Italia l’elettricità prodotta col nucleare costerà di più di quella prodotta dalle centrali tradizionali fossili. Ciò anche senza considerare l’ulteriore dato che il prezzo dell’uranio è in continua ascesa: dal 2000 al 2007 è cresciuto di ben 6 volte.
Il costo ambientale non è stimabile: i costi di desertificazione, come è avvenuto in Giappone per un area di 30 Km, in Italia così fortemente antropizzata e ricca di storia non è valutabile. Non è dunque solo una questione di ecologia (comunque fondamentale), ma anche di convenienza economica a breve e a lungo termine.
Il nucleare sottrae risorse alle rinnovabili e riduce i posti di lavoro
I soldi che lo Stato investirà nel nucleare saranno sottratti alle energie rinnovabili, alla ricerca e all’innovazione nel campo dell’efficienza energetica.
Per quanto riguarda l’occupazione, la costruzione di una centrale nucleare impegna circa 3000 addetti che nella fase di gestione scendono a 300. In Germania, nel settore delle energie rinnovabili, in 10 anni si sono creati 250.000 posti di lavoro, tra diretto e indotto.
Quali alternative?
- Risparmio ed efficienza energetica
- Massimo impegno per promuovere le energie rinnovabili, vere alternative energetiche inesauribili e di cui l’Italia è (fortunatamente) ricca
- Investimenti nella ricerca e nell’innovazione tecnologica
Il quorum
Tutti i sondaggi segnalano che in Italia c’è una forte contrarietà alla costruzione di centrali nucleari. Per questo, e anche temendo l’impatto emotivo (purtroppo tragicamente fondato) di Fukushima, il governo cerca di accreditare l’idea che il voto referendario sia inutile dal momento che lui stesso ha deciso una ‘moratoria’ facendosi carico di rivalutare le scelte nucleari in funzione della sicurezza.
È facile prevedere che, a quorum non raggiunto, il governo proclamerà di essere autorizzato ad andare avanti nella costruzione delle centrali previste, avvalendosi della fin troppo scontata considerazione che per gli italiani il nucleare non costituisce un problema visto che non sono neppure andati a votare per esprimere il loro parere.
Anche per smascherare questa ipocrisia è necessaria una massiccia affluenza alle urne battendo definitivamente i fautori dell’atomo.
Le adesioni al comitato referendario
Al momento il Comitato Referendario di Massa Carrara è costituito da singoli cittadini e dalle seguenti Associazioni e Organizzazioni Politiche:
Legambiente, Italia Nostra, WWF, Arci, Associazione L’Incontro, Associazione culturale Punto Rosso, Associazione “Alternativa Radicale” (Massa Montignoso), Associazione “Nuovo Progetto Ambiente”, Confederazione Cobas, Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà, Sinistra Critica, Carrara Unita, Rifondazione Comunista-Federazione della sinistra, Movimento 5 Stelle Massa e Montignoso, Partito Comunista dei Lavoratori
Per saperne di più:
Dopo il no-nuke è ora di agire (7/7/2011)
Fulmineo intervento della polizia municipale: rimosso striscione antinucleare (11/6/2011)
Referendum: pubblicizzalo con bandierina e volantino sulla tua auto (2/6/2011)
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Legambiente nazionale su Libia e nucleare: energie per la pace (25/3/2011)
Leucemie infantili presso le centrali nucleari (RAI3 PRESADIRETTA) (19/9/2010)
Il nucleare non si farà: è antieconomico (27/11/2009)