Dimensione testo » A+ | A–

La Corte dei Conti sulla TAV: costi spropositati, sprechi, irresponsabilità

Share
Print Friendly, PDF & Email

 


Nota redazionale: si riporta qui il sunto della relazione della Corte dei Conti sugli ingenti debiti accollati allo Stato a causa dei meccanismi finanziari previsti dalla realizzazione di opere ferroviarie, sia tradizionali sia del sistema Alta Velocità. Una relazione illuminante e impietosa: scarsa trasparenza amministrativa e contabile, inattendibilità ‘ab origine’ delle previsioni dei ricavi, sottostima dei costi, evidente insostenibilità economica, irresponsabilità dei manager pubblici, costi scaricati sulle future generazioni, benefici solo per proponenti ed esecutori degli interventi.

Scarica la Relazione integrale della Corte dei Conti sulla gestione dei debiti accollati al bilancio dello Stato (54 pag., 784 KB)


 

Ingenti debiti accollati allo Stato

La relazione della Corte dei Conti riguarda i debiti accollati al bilancio dello Stato contratti da FF.SS., RFI, TAV e ISPA per la realizzazione delle infrastrutture ferroviarie della rete tradizionale e per la realizzazione dell’Alta Velocità.

Tali debiti, relativi in parte alla rete tradizionale e in parte alla operazione Alta Velocità, sono conseguenti all’abbandono precoce del project finance, promosso dalla ormai disciolta Società Infrastrutture, nata nel 2002.

I primi sono stati accollati allo Stato dal 1996, per effetto della legge n. 662/1996, per un importo complessivo di 31 miliardi di euro (31.193.478.511 €). I secondi, relativi al sistema Alta Velocità, reperiti sul mercato finanziario, sono stati accollati allo Stato, per un importo di 13 miliardi di euro (12.950.000.000 €), a partire dal 2006, per effetto della legge n. 296/06 (finanziaria 2007).

L’accollo del debito a carico del bilancio statale costituisce una decisione squisitamente politica: nasce dalla scelta normativa di accollare allo Stato debiti insostenibili per il gestore del servizio pubblico.

 

Previsioni inattendibili, rischi interamente a carico dello Stato

Le differenziate ipotesi di accollo del 1996 e del 2006 presentano elementi similari: le dimensioni rilevanti degli oneri caricati sullo Stato, la gravosità delle operazioni di prestito e delle procedure ad esse collegate, la scarsa trasparenza amministrativa e contabile della gestione del debito.

Nella prima fattispecie (ferrovia tradizionale), gli oneri ed il relativo accollo si inserivano nel solco tradizionale dei prestiti di scopo il cui ammortamento viene rimborsato dall’Erario, anziché con i proventi del servizio; nella TAV essi erano il portato di un project finance atipico, con rischi interamente gravanti sulla parte pubblica.

Nell’ipotesi di project adottato per la realizzazione del sistema Alta Velocità sono evidenti l’inattendibilità ab origine della quantificazione dei flussi di entrata presi a riferimento e la sottostima dei costi dell’opera. Lo stesso Legislatore, con la istituzione di una garanzia a “piè di lista” dello Stato, aveva effettuato una implicita prevalutazione negativa, in relazione alla “bancabilità” della iniziativa.

 

Operazioni improduttive, che avrebbero dovuto essere fermate, stanno diventando la regola

Gli esiti non positivi di entrambe le soluzioni hanno certamente quale prodromo gestioni prive dei requisiti di efficacia, efficienza ed economicità e la decisione dello Stato di farsene carico; entrambe avrebbero dovuto essere intercettate e fermate prima di produrre i pregiudizievoli effetti per la finanza pubblica. Sarebbe opportuna una maggiore trasparenza sulla illustrazione e gestione dei debiti accollati: tali operazioni, di regola eccezionali, stanno diventando ipotesi periodicamente ricorrenti per alleviare i deficit in costante espansione delle società gerenti i servizi pubblici.

È necessario un raccordo trasparente tra le scritture patrimoniali dello Stato e delle Società partecipate al fine di evitare la dispersione improduttiva di consistenti risorse pubbliche. Fattori di rischio sono emersi dai rapporti negoziali ereditati: complesse clausole finanziarie penalizzano spesso la parte pubblica.

 

I manager non rispondono delle loro azioni

Manca un’azione costante di verifica sull’operato dei manager pubblici: gli errori da questi commessi non vengono valutati sotto il profilo di una ipotetica responsabilità sociale in quanto nei loro confronti vige un regime di sostanziale irresponsabilità delle decisioni adottate. Di fatto, chi assume le decisioni non ne porta le responsabilità e chi eredita le responsabilità non ha competenze né in materia istruttoria, né di vigilanza ed ingerenza.

 

Tendenze patologiche, costi scaricati sulle future generazioni

Le operazioni intraprese pregiudicano l’equità intergenerazionale, caricando in modo sproporzionato su generazioni future ipotetici vantaggi goduti da quelle attuali. La vicenda è paradigmatica delle patologiche tendenze – della finanza pubblica – a scaricare sulle generazioni future oneri relativi ad investimenti, la cui eventuale utilità è beneficiata soltanto da chi li pone in essere.

La Corte mette in rilievo l’esigenza di improntare la gestione dei debiti pubblici a dinamismo e prudenza: le Amministrazioni pubbliche non dovrebbero utilizzare le risorse del contribuente per la stipula di contratti inutilmente aleatori incidendo in modo forte ed antitetico sul patrimonio dello Stato e su quello di soggetti esterni, quali le società pubbliche (i cui esiti sono comunque riconducibili alla finanza allargata), comportando periodici e rilevanti sacrifici erariali.

La delibera della Corte contiene raccomandazioni specifiche per il Ministro dell’economia e delle finanze, il quale – ai sensi della vigente legislazione – dovrebbe promuovere un processo di riesame delle patologie accertate dalla Corte, attraverso appropriati interventi organizzativi e normativi.

 



Per saperne di più (oltre al sito www.notavtorino.org):

Sull’insieme delle motivazioni di opposizione:

Breve storia dell’Alta Velocità in Italia (di Claudio Cancelli) (31/3/2004)

Altre 150 brevi ragioni tecniche contro il TAV in Val di Susa (16/1/2011)

Repliche tecniche a luoghi comuni pro-TAV (Tartaglia smonta Esposito) (25/11/2010)

Sui documenti specifici relativi ai progetti più recenti:

Progetto definitivo per la Galleria de La Maddalena di Chiomonte, a servizio del tunnel di base (17/5/2010)

Progetto preliminare per la porzione italiana della tratta internazionale (10/8/2010)

Progetto preliminare per la tratta nazionale italiana (28/3/2011)

Altri articoli e video sulla TAV:

Il corridoio Lisbona-Kiev è morto (22/3/2012)

TAV, Luca Mercalli risponde ai 14 punti del governo (15/3/2012)

Valsusa risponde al governo: 14 motivi per non fare la Torino-Lione (14/3/2012)

Appello “Oltre la Val Susa, le priorità” (13/3/2012)

Le 14 domande al governo sulla Tav (Paolo Cacciari) (13/3/2012)

Anche fermare la TAV aiuta a salvare l’Italia (10/3/2012)

Le 14 ragioni del governo Monti per il sì alla TAV (9/3/2012)

La Grande Opera pubblica e il capitalismo finanziario (di Guido Viale) (4/3/2012)

TAV, Legambiente a Monti: “Il governo esca dal ‘cul de sac’ in cui si è messo. La Tav non fa gli interessi del Paese” (3/3/2012)

Alta velocità o alta voracità? (VIDEO di M. Travaglio) (2/3/2012)

Pro TAV e No TAV a confronto al Politecnico di Torino (VIDEO) (4/11/2011)

TAV: giornali black col cervello in bloc (Video di Marco Travaglio) (4/7/2011)

Perché sì al TAV: intervista a B. Giachino e R. Cota (VIDEO) (23/10/2011)

Perché NO al TAV Torino-Lione (31/8/2011)

TAV: le ragioni liberali del NO (16/4/2007)

 


Share