Un’interminabile storia di omissioni e abuso di potere
Stamani Legambiente ha depositato presso la Procura della Repubblica un esposto verso Mario Marisaldi, responsabile del Settore ambiente del comune di Carrara, e il sindaco Giulio Conti.
È l’inevitabile conclusione di una interminabile storia di omissioni di atti d’ufficio e di abuso di potere che data ormai dal 29 aprile 2006, da quando cioè Legambiente richiese al comune i dati, cava per cava, dei quantitativi escavati di marmo in blocchi, informi, scaglie, terre.
Calpestate numerose disposizioni di legge
Sebbene il D. Lgs. 195/2005 sull’accesso ai dati ambientali fissi un termine di 30 giorni per la consegna dei dati e obblighi a motivare le ragioni di un eventuale diniego, Marisaldi non oppose alcun diniego né addusse alcuna motivazione: chiese le ragioni del nostro interesse (sebbene la legge preveda espressamente l’obbligo di consegna «senza che il richiedente debba dichiarare i motivi del suo interesse») e, alla risposta che volevamo verificare l’eventuale esistenza di cave che scavavano abnormi quantità di detriti in violazione del Regolamento degli agri marmiferi, non ci consegnò i dati, confortato dall’autorevole parere verbale del Segretario generale, Lino Buselli.
Il Comune ha mostrato disprezzo anche per il difensore civico
A nulla sono serviti il ricorso al difensore civico (e il suo pronunciamento che sottolineava l’obbligo a consegnare i dati), i numerosi solleciti a lui e al sindaco e, infine, l’esplicito preavviso che, in caso di inadempienza, ci saremmo rivolti alla magistratura: a quasi un anno dalla richiesta ci sono stati forniti col contagocce (a mo’ di beffa) i soli dati globali del 2001-2004, senza alcuna distinzione cava per cava, e quelli del 2005 e 2006, dettagliati ma con una numerazione non univoca delle cave, in modo da rendere impossibile seguire nel tempo una data cava e verificare se, ad esempio, nei sei anni non ha estratto nemmeno un blocco, ma solo detriti.
Insomma, un disprezzo totale verso i cittadini e la stessa legge, con l’arroganza tipica di chi è abituato all’impunità.
L’esposto, documentato da un nutrito dossier
Nell’esposto, minuziosamente documentato da ben 18 allegati, si descrive l’intera vicenda, si indicano i numerosi articoli di legge violati e si segnalano le aggravanti: l’ostinazione mostrata; le risposte deliberatamente elusive; l’inosservanza del pronunciamento del difensore civico; la mancata motivazione del diniego; il fondato sospetto che scopo della mancata consegna dei dati sia impedire a Legambiente la verifica del rispetto della legge e delle eventuali responsabilità dell’Amministrazione comunale.
Si chiede perciò di verificare se nel comportamento di Marisaldi, del sindaco e di altri funzionari del comune siano ravvisabili violazioni del D. Lgs. 195/2005, omissioni d’atti d’ufficio, abusi di potere o violazioni di altre leggi e, in caso affermativo, di procedere nei loro confronti.
Le violazioni di legge aggravano il danno alla salute e alle risorse dei cittadini
Si chiede la massima celerità, tenuto anche conto che il protrarsi di tale comportamento non viola solo il D.Lgs. ma, ostacolando la nostra attività finalizzata al bene pubblico, comporta un concreto aggravamento del danno alla salute dei cittadini (es. polveri sottili), alle loro risorse ambientali (es. inquinamento delle sorgenti), alla loro sicurezza (si pensi al ruolo svolto nell’alluvione dalla dissennata gestione dei bacini marmiferi) e alla stessa legalità, configurandosi pertanto come aggravanti di particolare rilievo e ravvisando diverse e ben più gravi ipotesi di reato.
Nei confronti del sindaco si chiede inoltre di verificare se siano ravvisabili responsabilità, quantomeno omissive, per non aver adottato provvedimenti nei confronti del geom. Marisaldi o, comunque, atti concreti ed efficaci volti a ricondurre tempestivamente l’Amministrazione comunale al rispetto della legge.
Indagare anche sulle cave che estraggono solo detriti
Si chiede inoltre di indagare per verificare se le elevatissime percentuali di detriti (fino al 100%) estratte da alcune cave in violazione del Regolamento degli agri marmiferi siano attribuibili a responsabilità delle cave stesse (ad es. violazioni del piano d’escavazione approvato dal comune; abbattimento di intere pareti di marmo, rese instabili a causa di modalità d’escavazione irrispettose dei criteri di sicurezza) o dell’Amministrazione comunale (ad es. in quanto l’elevata percentuale di detriti era già prevedibile all’atto della concessione, oppure è emersa in seguito senza che si sia provveduto a revocare la concessione).
Carrara, 3 aprile 2007
Legambiente Carrara
Per saperne di più:
Sulla tenace resistenza del Comune, in violazione della legge, a consegnare i dati sulle cave:
Al sindaco e a Marisaldi la maglia nera per la trasparenza (24/5/2007)
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