– Ass. Ambiente e Tutela Territorio, Tommaso Franci Alla Provincia di Massa Carrara – Presidente, Osvaldo Angeli
– Ass. Ambiente, Narciso Buffoni Al Comune di Carrara – Sindaco, Giulio Conti
– Ass. Ambiente, Almo Cacciatore Al Prefetto di Massa Carrara, Giancarlo Trevisone All’Autorità di bacino Toscana Nord All’ARPAT – Direttore Generale, Alessandro Lippi
– Resp. Dipartimento Massa Carrara, Gino Camici All’AUSL n. 1 – Direttore Generale, Alessandro Scarafuggi
– Resp. Dipartimento Prevenzione, Fabrizio Franco
In un pubblico dibattito tenutosi a Carrara l’11.10.2003, Legambiente ha esposto con relazioni dettagliate la sua analisi delle cause dell’alluvione del 23 settembre ed ha presentato le sue proposte. Con questo documento di sintesi, Legambiente si rivolge agli enti competenti nell’auspicio che tengano nella dovuta considerazione i contributi propositivi elaborati per il riordino dell’attività estrattiva e la sistemazione idrogeologica del territorio.
1. Sistemazione del reticolo idrografico
Analisi
Prima ancora che in città, in quasi tutti i versanti montani si sono verificati ripetuti straripamenti poiché le strade, asfaltate e non, sono state costruite direttamente sugli alvei dei corsi d’acqua, occupandoli in gran parte e, spesso, interamente. Le strade si sono perciò trasformate in fiumi irruenti, precipitando a Carrara con maggior velocità.
Proposte
Restituire ai corsi d’acqua l’intero loro alveo. Eliminare le strade di fondovalle in alveo (es. Via Colonnata dal Ponte di Ferro a Mortarola, Via Piastra, Via Torano, ecc.) e ricostruirle in posizione di sicurezza (a mezza costa).
Analisi
L’alveo del Carrione, da Carrara alla foce, è nettamente insufficiente e, inoltre, presenta numerose strozzature (ponti, passerelle, ampliamenti di piazzali, ecc.).
Il piano dell’Autorità di bacino Toscana Nord è insufficiente poiché, essendo dimensionato per il transito delle sole portate liquide, non tiene conto di un fondamentale fattore di rischio per un fiume così stretto: le enormi portate solide (detriti e alberi) provenienti dalle frane in terra e da quelle dei ravaneti.
Proposte
Adottare un grandioso intervento di ampliamento dell’alveo (in larghezza, non in profondità). L’esame delle foto aeree mostra in modo eloquente che, sebbene il Carrione sia interamente arginato, tale generoso allargamento è ancora possibile –per circa l’80-90% della sua lunghezza– delocalizzando le numerose segherie lungofiume.
Il Piano Strutturale incentiva la loro delocalizzazione consentendo però un incremento della volumetria edificabile: ciò accrescerebbe i danni alluvionali e rischierebbe di pregiudicare ogni futuro ampliamento e messa in sicurezza del Carrione. Si chiede una variante al Piano Strutturale che finalizzi la delocalizzazione degli insediamenti lungofiume ad un lungimirante allargamento dell’alveo, accompagnato da fasce boscate riparie (parco fluviale urbano), vincolando le aree necessarie.
Anche nei tratti di attraversamento urbano occorre ricercare minuziosamente ogni possibilità di allargamento, nella consapevolezza che anche pochi metri possono apportare un contributo rilevante alla riduzione del rischio. In questa ricerca minuziosa occorre non lasciare nulla di intentato: perfino nel centro storico di Carrara va valutata la fattibilità di ricostruire la Via Carriona su piloni, conseguendo un notevole allargamento dell’alveo e una considerevole riduzione del rischio.
Particolare attenzione dovrà essere rivolta all’innalzamento e allargamento di tutti i ponti.
Si chiede una revisione del piano dell’Autorità di bacino che assecondi le linee di intervento sopra tracciate.
Analisi
Anche il reticolo idrografico minore –sottoposto ad una miriade di tombamenti, colmamenti, restringimenti– è straripato quasi ovunque.
Proposte
Ripristinare l’efficienza idraulica del reticolo idrografico minore, con particolare riguardo alla rimozione dei tombamenti e colmamenti.
Analisi
Per l’attuazione del grandioso progetto di ampliamento del Carrione e di sistemazione dei versanti, degno di divenire un “modello” d’intervento, sono necessarie grandi risorse.
Proposte
Si chiede alla Regione e, per suo tramite, al Governo lo stanziamento di risorse adeguate.
2. Riordino dell’attività estrattiva
Analisi
I vecchi ravaneti (poveri in terre) hanno resistito ed hanno fornito un contributo positivo, immagazzinando acqua e aumentando i tempi di corrivazione. I ravaneti recenti (da circa 20 anni), ricchi in terre e marmettola, sono andati incontro ad erosione superficiale e, soprattutto a numerosi ed estesi fenomeni di frana (debris flow). In tal modo sono precipitate a valle enormi quantità di detriti che hanno sepolto strade ed alvei, minacciato abitati e originato numerosi straripamenti nei tratti montani.
Fattori di aggravamento dell’instabilità dei ravaneti sono la vagliatura e la frantumazione degli scarti (per i materiali fini prodotti) e le attuali modalità di rimozione dei ravaneti (scalzamento al piede, accumulo di terre).
Proposte
Mantenere i vecchi ravaneti.
Rimuovere i ravaneti recenti, partendo dall’alto (per non accrescerne l’instabilità) per fasce parallele, rivegetando ogni fascia prima di rimuovere quella sottostante. Allontanare totalmente i materiali fini. La rimozione dei ravaneti deve avvenire su un piano redatto dalla Pubblica Amministrazione, che stabilisca priorità e modalità d’intervento.
Non consentire nuovi ravaneti, nemmeno provvisori; in caso di difficoltà d’accesso ai camion per il prelievo degli scarti, adottare soluzioni diverse (scivoli, nastri trasportatori, teleferiche, ecc.).
Trasferire al piano tutte le attività di vagliatura e frantumazione.
Analisi
Le strade di arroccamento costruite su ravaneti recenti favoriscono il ruscellamento concentrato e l’innesco di frane.
Proposte
Accurata sistemazione idrogeologica delle strade di arroccamento; accorpare/consorziare cave, adottando infrastrutture comuni (strade, siti di stoccaggio, ecc.) e riducendo il numero di strade.
Analisi
L’abbandono di materiali fini non comporta solo rischi di frana, ma anche di intorbidamento delle sorgenti (fenomeno ormai preoccupante).
Proposte
Confinare immediatamente le acque di taglio in cava e convogliarle al trattamento per eliminare la marmettola. Pulizia sistematica delle superfici di cava con macchine che aspirino i fanghi. Allontanamento anche delle terre provenienti dalla rimozione del cappellaccio.
Analisi
Le cave con una resa in blocchi troppo scarsa producono un impatto ambientale non commisurato ai benefici o sono una forma mascherata di produzione di inerti; producono, inoltre, un maggior volume di materiali fini.
Proposte
Chiusura delle cave che producono meno del 20-30% in blocchi. Carotaggi e sondaggi preventivi per valutare il grado di fratturazione del marmo e stimare la resa in blocchi.
Analisi
L’enorme volume annuo escavato configura una tipologia d’attività che privilegia la quantità alla qualità, crea un volume di scarti inaccettabile e un carico di traffico insopportabile per la città.
Proposte
Contingentare il volume annuo estraibile, con riduzione progressivamente maggiore per le cave con più scarti o in siti più critici.
Analisi
La frammentazione dell’attività estrattiva rende difficoltosi i controlli, comporta diseconomie e un impatto ambientale più elevato.
Proposte
Adottare piani di escavazione unitari per bacino estrattivo, con relativa VIA e razionalizzazione dei servizi, delle infrastrutture, delle risistemazioni ambientali.
Carrara, 11 ottobre 2003
Legambiente Carrara
Per saperne di più:
Sulle problematiche tra cave, dissesto idrogeologico ed alluvione:
Esposto alla Procura: il Comune ha scelto di allagare Miseglia ad ogni pioggia (12/11/2012)
Terre nei ravaneti: rischio di frana e alluvione (VIDEO TG1 22/11/2011) durata: 1’ 23”
Fanghi di cava gratis su Miseglia (VIDEO 28/12/2010) durata: 10’ 26”
Miseglia invasa dai fanghi di cava: fino a quando? (28/12/2010)
Aspettando la prossima alluvione: gli interessi privati anteposti alla sicurezza (26/3/2007)
In attesa della prossima alluvione: porre ordine alle cave (15/3/2007)
Cave, ravaneti, alluvione: che fare? (Conferenza su alluvione: Relazione Piero Sacchetti, 11/10/2003: PDF, 37 KB)
Fenomeni di instabilità sui ravaneti (Conferenza su alluvione: Relazione Giuseppe Bruschi, 11/10/2003: PDF, 1,1 MB)
Carrione, sicurezza e riqualificazione: un binomio inscindibile (Conferenza su alluvione: Relazione di Giuseppe Sansoni, 11/10/2003: PDF, 3,2 MB)
Come le cave inquinano le sorgenti. Ecco le prove. Come evitarlo (Conferenza, relazione di Giuseppe Sansoni, 17/3/2006: PDF, 3,2 MB)
Gestire le cave rispettando l’ambiente e i cittadini: le proposte di Legambiente (11/1/2007)