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Basta ai padroni delle ferriere!

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Dopo l’ordinanza della sindaca di Carrara che prevede lo stop delle lavorazioni in cava (e nei cantieri) dalle 12,30 alle 16 fino al 31 agosto qualora la mappa del rischio (sul sito INAIL) segnali un livello di rischio alto per l’eccessivo caldo, il referente di Confindustria-settore lapideo –Fabrizio Santucci– intervistato da Sky Tg24 ha dichiarato che è «Già regolamentato da un vecchio provvedimento ASL e tutte le cave hanno un termometro e hanno a disposizione sali minerali e creme 50 di protezione date a tutti i dipendenti. Quando la temperatura passa tra i 30 e i 32 gradi, i dipendenti possono smettere di lavorare».
Possono o devono? «Devono. Se vogliono continuare. Siccome sono anche dotati di ombrelloni. Ho visto per esempio ora venerdì, danno uno stop uno stop dalle 12 alle 16. Venerdì, questo che sta arrivando. Si vede che venerdì, per caso, visto che a ridosso del sabato è la giornata più calda. Non voglio cospirare niente. Sono come gli scioperi. Accadono di venerdì».

Di seguito il comunicato di risposta di ARCI, CAI, Legambiente.

 

BASTA AI “PADRONI DELLE FERRIERE”!

(Comunicato congiunto di ARCI Massa Carrara, Commissione TAM CAI sez. Carrara e LEGAMBIENTE Carrara)

 
Sarà il caldo che dà alla testa, sarà il clima di “Restaurazione” che si respira a livello nazionale con gli attacchi alla libertà di manifestare, ma pare proprio che gli industriali del marmo si sentano nuovamente “i padroni delle ferriere”. Se l’operaio si fa male in cava, dice Franchi, è un deficiente perché vuol fare di testa sua e non dà retta ai saggi consigli del “padrone”; se fa così caldo che la Sindaca deve emettere un’ordinanza per vietare il lavoro in cava nelle ore più calde, nessun problema, pontifica Santucci (il presidente della sez. escavazione e lapideo di Confindustria Toscana centro e costa), il “bravo padrone” fornisce sali minerali, crema solare e ombrelloni, così che al cavatore sembrerà di stare al mare ad abbronzarsi al sole invece di spaccarsi la schiena in cava. Che poi, guarda caso, il gran caldo arriva sempre di venerdì, così come gli scioperi, e l’operaio ne approfitta volentieri per allungare il fine settimana, tanto la trattenuta in busta paga per aver fatto sciopero non gli dà pensiero.

Fuor di ironia: gli imprenditori si arricchiscono sfruttando un bene di tutti noi, mostrano poco rispetto per i lavoratori, ancor meno per l’ambiente e il paesaggio. Hanno utili stratosferici (pari forse a quelli del traffico di cocaina), firmano le convenzioni per le proroghe delle concessioni fino al 2042, accettando di realizzare almeno il 50% di lavorazione in loco, ma poi fanno ricorsi contro il Comune e vogliono rimettere in discussione la filiera. Si fanno costruire la Strada dei marmi a spese della città, indebitandola per decenni, mentre i loro predecessori, nell’Ottocento, proprio al tempo dei padroni delle ferriere, hanno costruito la Ferrovia marmifera pagandola di tasca propria; però, se risistemano un parco pubblico o donano qualche defibrillatore, con le briciole dei loro utili, sono abilissimi a presentarsi come nuovi mecenati da ringraziare.

Questo è l’estrattivismo in salsa apuana: lo sfruttamento di un bene comune a vantaggio di pochissime famiglie, lasciando devastazione ambientale e povertà per la popolazione.

Sarebbe anche ora di dire basta! La misura è colma e la città non deve più accettare, indifferente, l’arroganza di questi nuovi “padroni delle ferriere”, anche perché quelli che lottano contro l’estrattivismo e quelli che lottano per il lavoro si trovano di fronte lo stesso avversario.
 

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