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Legambiente e cavatori uniti contro l’arroganza padronale

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Se non fosse tragico sarebbe comico: ci riferiamo allo sconcertante “siparietto” messo in onda da Report che ha visto protagonisti (involontari, si intende) il presidente di un’impresa quotata in borsa che fattura decine di milioni e realizza utili vertiginosi e una “spalla” di eccezione incarnata dal presidente vicario di Assindustria.
 
In prima serata nazionale, su un canale della tv di Stato, senza pudore, questa autoasserita classe “imprenditoriale” ha gettato definitivamente la maschera e ha mostrato il suo vero volto, arrogante e sprezzante che definisce “deficienti” i morti e i feriti sul lavoro. Il vero deficit – non solo di umanità e di compassione ma di cultura imprenditoriale stessa – è di chi non solo sembra del tutto ignorare il dettato costituzionale (“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, art. 41) ma si dimostra del tutto inconsapevole del fatto che è un preciso obbligo delle imprese garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro anche richiamando i lavoratori, se necessario, al rispetto di queste norme – non sparando come un cecchino e tanto meno dandogli dei “deficienti”.
 
Per inciso: dato che l’azienda FUM ha certificato il proprio sistema di gestione alla ISO 45001, sarà nostra cura portare all’attenzione dell’ente certificatore e di Accredia le dichiarazioni del suo presidente perché valuti se il suo approccio al tema della salute e sicurezza sul lavoro sia compatibile e coerente con tale certificazione.
 
Oggi esprimiamo quindi tutta la nostra solidarietà ai lavoratori del marmo che, rischiando la vita in un contesto difficile, non meritano di essere disprezzati e offesi da un imprenditore arrogante, e da una Confindustria affettuosa (“Albi…”) e compiacente. Per questo anche Legambiente sarà presente al presidio convocato dei sindacati del lapideo, in occasione della giornata di sciopero giustamente indetta.
 
Ci saremo, a fianco di questi lavoratori che forse oggi hanno la plastica dimostrazione che i “nemici” dei cavatori non siamo noi ambientalisti ma i loro datori di lavoro (oggi ancora e sempre più “padroni”) che fra utili e proventi finanziari privano doppiamente la comunità di una risorsa che le appartiene: sul piano delle risorse naturali e su quello delle risorse economiche.
 
Abbiamo però un timore: ossia che il sistema politico, istituzionale e amministrativo – che oggi si indigna e si impegna – perda di vista il punto centrale (quello dello sfruttamento, appunto) e si concentri solo su quello che presto potrebbe venire archiviato, liquidato, come una “battuta infelice” o “una dichiarazione estorta” in fuori onda.
 
Dicano, finalmente, la politica e le istituzioni locali che non è più tempo per fare esercizi di equilibrismo, soggiacendo al ricatto “economico” (del contributo di escavazione, della tassa marmi, del sistema produttivo reso fragile della monocoltura dell’escavazione). Dicano ai cittadini, finalmente, che questo modello di sviluppo (e di “fare impresa”) non può più essere tollerato. Dicano che le cave di Carrara hanno ragione di esistere solo se si riesce a minimizzare gli impatti ambientali e a massimizzare l’occupazione. Per fare questo è necessario un modo diverso di gestire l’escavazione, con una reale tutela dell’ambiente e della vita umana, e che si promuova realmente la filiera, tendendo a lavorare in loco tutta la produzione di blocchi, che deve essere percentualmente innalzata rispetto alle scaglie, ma riducendo a livelli sostenibili i quantitativi totali escavati.
 
Dicano, senza infingimenti e senza tecnicismi, che tutte le cave devono essere pubbliche e che gli utili stratosferici, di cui Report ha reso edotto l’intero Paese, non possono e non devono più essere appannaggio di poche famiglie, ma essere finalmente redistribuiti a vantaggio di tutta la città.
 
Carrara, 23 aprile 2024
Circoli Legambiente di Carrara, Massa-Montignoso, Versilia
 

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