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Criminalità mafiosa in città: un rischio ancora attuale

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Gli studi e gli indicatori confermano che l’economia illegale in Toscana è ancora pervasiva.
Legambiente Carrara: «Non abbassare la guardia e non nascondere la testa sotto la sabbia”

 

Non è chi parla del rischio “mafie” a danneggiare il proprio territorio: lo è chi non tiene alta l’attenzione di fronte ai rischi (e qualche volta alla Storia) delle penetrazioni dell’economia illegale in quella legale.

Dopo la trasmissione Far West le reazioni di alcuni sono state improntate a questo luogo comune: che vigilare, e quando necessario denunciare, sia una sorta di “offesa”, una ferita alla propria comunità. Ora, se da un lato il servizio della trasmissione di RaiTre, in realtà, non aggiunge nulla a quanto accertato in atti (circa la presenza di emissari delle cosche corleonesi nella Sam-Imeg degli anni 80/90 e prima ancora nella Calcestruzzi di Ferruzzi-Gardini), quello che preoccupa è che si ignorino studi, analisi, rapporti di organi giudiziari come le DDA o di istituzioni ed enti come Regione Toscana e Scuola Superiore Normale.

Sono studi e rapporti che testimoniano, invece, la significativa presenza di mafie nella nostra Regione e nella vicina Liguria, sia della ‘Ndrangheta calabrese sia della Camorra campana. Certo, se si pensa che la presenza mafiosa si concretizzi con “coppola e lupara” significa non aver capito nulla di cosa sia il fenomeno della criminalità organizzata nel Terzo Millennio. Oggi le mafie indossano i doppiopetti e i loro interessi, a queste latitudini soprattutto, più che nel narcotraffico navigano nelle acque torbide degli affari in settori quali il trasporto, la gestione dei rifiuti (specialmente gli “speciali”), il ciclo del cemento. E nel mondo degli appalti, tramite intermediari e professionisti.

Da anni Legambiente pubblica annualmente il Rapporto Ecomafie. Dall’ultimo rapporto, ad esempio, emerge che la Toscana è al 7° posto nella classifica nazionale generale per numero di reati ambientali (all’8° l’Emilia Romagna, al 6° la Lombardia), ma sale al 4° per i reati connessi al ciclo del cemento.

Che la Toscana non sia indenne dalle infiltrazioni, lo dicono poi i Rapporti della stessa Regione: «Rispetto alla proiezione nei settori dell’economia legale, l’analisi sugli eventi intercorsi nel 2021 conferma la prevalenza degli investimenti nel settore privato rispetto alla più tradizionale penetrazione nel mercato dei contratti pubblici. Nello specifico, quello immobiliare (24%) resta un settore di specifico interesse, seguito da costruzioni ed estrazione/cave (17%), rifiuti (13%) e appalti (11%)» (Rapporto 2022).

Lo dice il Rappresentante di Governo, il Prefetto, che ha emanato numerose interdittive proprio anche sul nostro territorio: tra l’altro è recentissima la sentenza del TAR Toscana che ha respinto il ricorso di una ditta colpita da questo strumento preventivo; è significativo leggere nel testo che questa ditta, che si occupa di commercio di granulati, è legata ad una famiglia-clan delle cosche calabresi). Del resto lo dicono i rapporti delle DDA, Toscana e Ligure, che confermano presenze di alcune ‘Ndrine (come la Grande Aracri) o clan di camorra nell’area vasta che va dal Tigullio alla Versilia: non si può quindi pensare che le mafie siano solo un episodio del passato, legato ai Corleonesi alle cave o agli scali al porto di Marina delle navi dei veleni.

“Segui il denaro” diceva il giudice Giovanni Falcone. Non gli attentati, non le faide, non le stragi: perché non è questo che ingrassa Cosa Nostra, ‘ndrine o cosche. E segui le economie “deboli”, o comunque quelle in cui le ricchezze sono concentrate nelle mani di pochi, o nei territori che permangono in situazioni di crisi. È lì che alligna il rischio, agevolato da provvedimenti “di legge” quali – ad esempio nella più recente legislazione in materia di appalti pubblici – un più agevole e discrezionale ricorso agli affidamenti diretti (senza gara) e alla liberalizzazione dei subappalti illimitati e a cascata.

In conclusione: il rischio mafia non si manifesta in un quadro a tinte nette, o bianco o nero, ma si sviluppa in quelle larghe aree “grigie”, di chiaroscuri, per cui il primo vero antidoto si chiama “trasparenza”. Vantare in assoluto “anticorpi” e chiedere di abbassare l’attenzione sulle possibili infiltrazioni dell’economia illegale in quella legale sarebbe un regalo insperato per le organizzazioni criminali.

Carrara, 14 dicembre 2023
Legambiente Carrara
 

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