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La pagella Legambiente ai candidati sindaco: 1. MARMO

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A seguito del confronto tra candidati sindaco del 12 maggio, Legambiente ha reso pubblica la prima pagella, quella sul marmo. Un risultato che fa riflettere: secondo i 13 valutatori dell’associazione, un solo candidato (Briganti) supera bene la prova, mentre gli altri vanno dall’insufficiente (Locani) allo scadente (Vincenti, Caffaz, Arrighi, Ferri) al pessimo (Vannucci).

Come si è giunti a questo risultato? Il quesito, dopo una breve premessa, formulava due domande: la prima a risposta aperta e la seconda che chiedeva un impegno specifico.

 

Le domande sul marmo

 

I drammatici impatti ambientali dell’escavazione sono innanzitutto legati alla distruzione della montagna e all’inquinamento di acquiferi, fiumi e sorgenti. In questo quadro è ancor più scandaloso il fatto che spesso oltre il 90% del materiale estratto è rappresentato da detriti e meno del 10% da blocchi. A fronte di tale scempio, oltretutto, le ricadute occupazionali sono estremamente penalizzate dall’esportazione dei blocchi. L’occupazione derivante dall’estrazione, infatti, è solo un decimo di quella ottenibile dalla lavorazione nella filiera locale.

  • Quali misure intendete adottare per ridurre al minimo l’impatto ambientale delle cave e per massimizzare l’occupazione del comparto marmo? 
  • In particolare: vi impegnate a chiedere alla Regione di riportare il Piano Regionale Cave alla sua formulazione originaria che prevedeva l’autorizzazione solo per le cave con una resa in blocchi non inferiore al 30% del marmo estratto?

 

La pagella

 

La pagella finale sul marmo

 

I voti assegnati dai 13 valutatori alle risposte date dai candidati alle due domande sul marmo.

 
I voti sono stati espressi in una scala che va da 2 (pessimo) a 8 (ottimo).

Sulla domanda generale solo Briganti esprime concetti condivisibili. Vincenti e –seppur con meno enfasi– Arrighi danno una valutazione positiva della normativa attuale che, per noi, è invece negativa. Caffaz e Ferri sottolineano la necessità di non limitare l’escavazione, anche se nel generico rispetto dell’ambiente. Vannucci mostra padronanza del tema, ma con una visione produttivistica. Infine Locani rivela scarsa conoscenza del problema.

Anche sulla domanda particolare solo Briganti condivide la nostra posizione. Caffaz e Locani esprimono una condivisione di principio, ma con riserva. Ferri non si pronuncia, mentre Vannucci non ritiene importante la resa. Arrighi e Vincenti, a nostro avviso, non inquadrano correttamente il concetto di resa in blocchi e le rese effettive.

 

I criteri di valutazione utilizzati da Legambiente

 

I voti assegnati misurano quanto le risposte dei candidati si avvicinano alla piattaforma di Legambiente, i cui obiettivi fondamentali sono minimizzare il danno ambientale e massimizzare i benefici (occupazionali ed economici) per la comunità.

Legambiente ha espresso un giudizio durissimo sulla normativa sul marmo, interamente rinnovata negli ultimi anni: Piano Paesaggistico Regionale, L.R. 35/15, Piano Regionale Cave (PRC), Piani Attuativi di Bacino Estrattivo (PABE) e Regolamento comunale degli agri marmiferi.

La graduale chiusura delle cave nel Parco delle Apuane è stata ritirata. Il proposito di ridurre l’escavazione (contingentamento) si è tradotto in una beffa: le quantità “sostenibili” da estrarre, infatti, sono state decisamente aumentate!

Nonostante i nobili intenti dichiarati (gli obiettivi strategici dell’utilizzo razionale e sostenibile del marmo e della massima riduzione possibile dei detriti), il requisito della resa minima in blocchi necessario ad ottenere l’autorizzazione è stato svuotato con una vergognosa serie di espedienti. Lo scandalo di cave che sbriciolavano illegalmente la montagna ricavandone il 5% di blocchi e il 95% di detriti, infatti, è stato risolto legalizzandolo.

Grazie all’assenza di misure efficaci (e in barba ai propositi dichiarati del ricorso alle migliori pratiche di escavazione), la marmettola potrà continuare a inquinare acquiferi, fiumi e sorgenti.  

I PABE, ignorando la disposizione del PRC di individuare le aree estrattive nei giacimenti meno fratturati (per ridurre le quantità di detriti), hanno riconfermato TUTTE le cave esistenti, comprese quelle che da 15 anni producono sistematicamente oltre il 90 % di detriti.

Per la gara pubblica (obbligo derivante dalla normativa europea) si è trovata la scappatoia di rinviarla fino a dopo il 2040 in cambio della lavorazione in loco del 50-80% del materiale estratto. Ci si è premuniti, inoltre, di non prevedere alcun obbligo a regime (quando saranno espletate le gare); così gli imprenditori potranno esportare anche tutti i blocchi estratti, lasciando a Carrara solo devastazione.

Le misure dei PABE rivolte a contenere il rischio alluvionale derivante dalle cave sono un’offesa all’intelligenza dei cittadini. E intanto Comune e Regione sono all’opera per sdemanializzare le fosse di cava, favorendo così l’incremento delle alluvioni.

Questa drammatica situazione spiega abbondantemente i voti scadenti attribuiti dai valutatori di Legambiente a molti candidati che, evidentemente, hanno dimostrato di non conoscere questa realtà o, peggio, hanno giudicato positivamente il quadro normativo sul marmo.

La domanda particolare (impegno a chiedere alla Regione di riportare al 30% la resa minima in blocchi) è stata scelta come “cartina di tornasole” per verificare il loro reale impegno a contrastare quell’escavazione distruttiva che rappresenta la stortura principale della normativa. Si noti che tale richiesta non è per nulla spropositata; infatti, visto il meccanismo di calcolo della resa (che esclude dal computo grandi quantità di detriti), una resa “ufficiale” del 30% corrisponderebbe a una resa reale del 5-15%.

In conclusione, la pagella suscita un’amara considerazione: sul comparto marmo –che, pure, rappresenta un tema centrale per Carrara– la classe politica cittadina è profondamente inadeguata.

Nei prossimi giorni usciranno le “pagelle” sugli altri temi ambientali.

Carrara, 30 maggio 2022
Legambiente Carrara
 

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