Carrara, 29 gennaio 2022
Al Sindaco,
agli Assessori
ai Consiglieri comunali
Il Consiglio Comunale si appresta a votare le modifiche all’art. 21 del Regolamento degli Agri Marmiferi, approvate dalla Commissione marmo nei giorni scorsi.
Non conosciamo le modifiche apportate, se non attraverso i resoconti giornalistici; tuttavia ci sentiamo in dovere di rivolgere a tutti i consiglieri un pubblico appello affinché le modifiche siano, per quanto possibile, migliorative di un testo che non ci ha mai visti d’accordo.
Fatte salve le critiche di fondo all’art. 21 e al regolamento nel suo complesso, che preciseremo più sotto, ci preme porre alla vostra attenzione due grossi limiti dell’articolo 21, che vi chiediamo di contribuire a correggere.
1. Gli interventi dell’art. 21 deve deciderli l’Amministrazione
Legambiente ribadisce quanto già esposto nell’incontro di consultazione del 15-6-2021 tra Comune e Associazioni ambientaliste e cioè che non è in alcun modo accettabile delegare agli imprenditori la scelta di quali progetti presentare per poter accedere ai benefici dell’art. 21 (proroga fino a 25 anni delle autorizzazioni), ma l’Amministrazione deve riappropriarsi dei suoi poteri pianificatori, prefigurando una propria visione del futuro della città e individuando una serie di interventi che ritiene essenziali per la riqualificazione ambientale, paesaggistica e culturale di Carrara.
Su tali interventi deve far convergere le risorse economiche che gli imprenditori dovranno impiegare per ottenere la proroga delle autorizzazioni. Altrimenti saremo costretti ad assistere al balletto di proposte fantasiose, improbabili, irrealizzabili o inutili, quali quelle che si leggono sulla stampa.
2. Alcune proposte: ridurre l’impatto ambientale e il rischio alluvionale
Avanziamo qui alcune proposte di interventi di risistemazione del bacino montano finalizzate a ridurre l’impatto ambientale delle cave, compreso il rischio alluvionale, da far finanziare agli imprenditori che vogliano usufruire delle agevolazioni dell’art. 21:
- ampliare l’alveo dei corsi d’acqua montani restituendo loro l’intera larghezza del fondovalle, in modo da rallentare la velocità della corrente e attenuare i picchi di piena. Secondo le situazioni locali, ciò comporta lo spostamento delle strade che hanno occupato il fondovalle e l’ampliamento dell’alveo, restituendo ad esso sinuosità, scabrezza e elementi di naturalità; ne gioverebbe grandemente anche il paesaggio;
- recuperare volumi per la laminazione delle piene, svuotando le numerose cave a fossa che sono state utilizzate come discarica di detriti e dotandole di dispositivi che consentano (a piena passata) di svuotare le acque trattenute;
- realizzare ravaneti spugna smantellando i ravaneti attuali, allontanando terre e marmettola e ricostruendoli con sole scaglie di varia granulometria. Tali ravaneti, ben stabilizzati, di notevole spessore e con una progettazione paesaggistica adeguata, rappresentano l’intervento che apporterebbe i benefici più rilevanti in termini di riduzione del rischio alluvionale. Ovviamente per realizzare i ravaneti spugna si dovrebbe imporre ai concessionari di riservare per tale fine una parte delle scaglie estratte;
- adottare la strategia “cave pulite come uno specchio”, cioè accorgimenti di lavorazione e di gestione che prevengano e impediscano davvero ogni dilavamento meteorico di inquinanti liquidi e solidi che ad ogni pioggia intensa compromettono fiumi e sorgenti.
Merita sottolineare che il Comune avrebbe potuto e dovuto –nell’ambito dei bandi di gara e delle prescrizioni all’autorizzazione– porre a carico delle cave tali interventi (prevedendoli nei PABE e nel Regolamento), conseguendo così obiettivi fondamentali per la città senza alcuna necessità di prorogare a 25 anni l’autorizzazione.
3. La Commissione si apra alle forze sociali
Si premette che, nella Commissione giudicatrice dei progetti che gli imprenditori presenteranno per poter usufruire dei benefici dell’art.21, è prevista la presenza dei soli dirigenti comunali, coadiuvati, se necessario, da tecnici individuati dall’Amministrazione. Come già evidenziato, non è prevista neppure la pubblicità delle sedute e dei lavori istruttori.
Noi riteniamo, invece, che in un organo decisionale che deve valutare la bontà e la congruenza di progetti così importanti per la città, debba essere presente anche la voce dei cittadini. Chiediamo quindi che nella Commissione sia prevista la presenza di rappresentanti indicati dalle Associazioni ambientaliste e dalle esperienze di Cittadinanza attiva.
Le nostre critiche di fondo all’art. 21
Vogliamo infine ribadire le critiche che da tempo avanziamo sull’art. 21.
- La legge regionale non impone l’obbligo di prorogare a 25 anni le attuali autorizzazioni (evitando così la gara pubblica) ma, previo impegno a lavorazione in loco almeno il 50% dei blocchi, dà solo la possibilità di arrivare a tale numero di anni. L’Amministrazione, con l’art. 21 del Regolamento degli agri marmiferi, ha scelto di prorogare le autorizzazioni a 25 anni purché venga garantita la lavorazione in loco di più dell’80% dei blocchi (o proroghe a 17 o 21 anni con lavorazione superiore al 60 o al 70%).
Tuttavia concede la proroga fino a 25 anni anche a chi lavora solo il 50% ma si impegna «allo sviluppo di un progetto di interesse generale per il territorio che attraverso nuovi investimenti sia in grado di generare un impatto positivo sull’occupazione, sull’ambiente e sulle infrastrutture».
A nostro parere, volendo proprio concedere tale proroga, sarebbe stato preferibile concederla nella misura massima (25 anni) solo dietro l’impegno a lavorare in loco il 100% (anziché l’80%). Abbiamo inoltre chiesto di ritirare ogni previsione di proroga condizionata alla presentazione di quei fumosi “progetti di interesse generale per i territorio” che avrebbero lasciato decidere agli imprenditori il futuro della città (e che, infatti, oggi il Comune sta cercando di rivedere).
Abbiamo inoltre sottolineato l’importanza di bandire al più presto la gara pubblica per il rilascio delle concessioni, introducendo nel Regolamento la norma che possono partecipare alla gara solo gli imprenditori che si impegnino a lavorare in loco almeno il 50% dei blocchi estratti, premiando nel punteggio di gara quelli che offrono percentuali più elevate.
Oggi invece il regolamento consente lo scandalo di rilasciare concessioni a cave che potrebbero esportare tutti i blocchi prodotti, lasciando sul territorio solo devastazione e nessuna occupazione. Se, infatti, si può in qualche modo giustificare, in via transitoria, lo scambio tra proroga delle concessioni e lavorazione in loco, è palesemente contraddittorio, oltreché illogico, prevedere a regime gare pubbliche senza obbligo di lavorazione in filiera locale.
- Come abbiamo più volte denunciato e ampiamente documentato, l’attuale gestione dei bacini marmiferi genera un forte e crescente rischio alluvionale per tutta la cittadinanza. È quindi assolutamente necessario intervenire per ridurlo: sarebbe irresponsabile non farlo.
Legambiente Carrara
Per saperne di più:
Sul Regolamento degli agri marmiferi:
Cave: 2000 anni fa concessioni con gara pubblica; oggi no (2/10/2021)
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