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Beni estimati: critiche pretestuose

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Siamo stati rimproverati da Massimo Braglia e da Cristiano Bottici di aver dimenticato, nelle nostre osservazioni alla bozza di Regolamento degli agri marmiferi, il tema dei beni estimati, adagiandoci nell’attesa che il Parlamento legiferi sul tema. In questo modo, poiché i beni estimati pagano solo il contributo d’estrazione e non il canone di concessione, saremmo corresponsabili della perdita di 4 milioni l’anno di entrate comunali.

A queste facili accuse, peraltro comodamente lanciate senza sbilanciarsi nell’indicare soluzioni concrete, rispondiamo con il buonsenso che da sempre ci caratterizza, senza alcuna acrimonia.

Certo, il comune avrebbe potuto disporre che anche i titolari dei beni estimati pagassero il canone di concessione e, magari, mettere a gara anche queste cave, affermandone così la proprietà pubblica.

Nessuno, tuttavia, può farsi illusioni: queste cave avrebbero certamente impugnato il provvedimento, facendosi forti anche della sentenza di primo grado del tribunale di Massa (febbraio 2018) che, per il momento, ne ha riconosciuto la proprietà privata. Con ogni probabilità il provvedimento sarebbe stato respinto dal TAR e ne sarebbe seguita una lunga vicenda giudiziaria, dall’esito incerto e potenzialmente disastroso per il comune.

Questa è la semplice ragione per cui, nell’ambito delle nostre osservazioni al Regolamento, la cui particolare durezza è ben argomentata e motivata, non ci siamo sentiti di infierire sul comune per non aver compiuto una scelta sui beni estimati certamente coraggiosa, ma altrettanto azzardata.

Respingiamo peraltro l’accusa di esserci adagiati sull’attesa che il parlamento legiferi. Ricordiamo soltanto che la prima richiesta al parlamento fu la lettera del 24 febbraio 2017 con la quale Rossella Muroni, allora presidente nazionale di Legambiente, chiese ai presidenti delle commissioni parlamentari di Camera e Senato di proporre un intervento legislativo che riconoscesse i beni estimati come patrimonio indisponibile del comune.

In seguito abbiamo chiesto ai parlamentari locali di attivarsi in tal senso e, anche recentemente, nel dicembre 2019, ci siamo attivati a livello nazionale (senza clamore) per sollecitare la calendarizzazione della legge.

Considerato che PD e M5S, pur divisi a Carrara, governano assieme a livello nazionale, un loro intervento per avviare l’iter della legge sarebbe certamente più produttivo per la città del lanciare accuse a Legambiente, del tutto pretestuose.

Per inciso, altrettanto produttivo sarebbe portare a termine la ricognizione dei beni estimati risalendo al 1731, anziché fermandosi al catasto del 1823. Non va infatti dimenticato che in quegli oltre 90 anni altri beni estimati sono sorti come funghi, come testimonia l’editto delle usurpazioni del 1771, redatto proprio con l’intento (purtroppo non realizzato) di porre fine alle continue usurpazioni di cave. Cominciare a revocare i beni estimati usurpati sarebbe già un buon passo avanti.

Carrara, 14 marzo 2020
Legambiente Carrara
 



Per saperne di più:

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Su cave e usi civici, beni estimati:

Sentenza: i beni estimati sono privati. Occorre riconoscerne la natura pubblica (7/2/2018)

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Respingere l’usurpazione dei beni estimati: lettera aperta al giudice  (22/6/2016)

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 Usi civici e cave: osservazioni alla proposta di legge regionale – ALLEGATO TECNICO-GIURIDICO (14/10/2013) (84 KB)

 La proposta di legge regionale sugli usi civici (ottobre 2013, 92 KB)

Esposto per il riconoscimento delle cave come beni comuni (5/10/2005)

 

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