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Allarme legalità: Regione e Comune non autorizzino le cave di detriti Amministrazione e Canalbianco

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A:
Regione Toscana
–   componenti della Giunta
–   Settore VIA Cave
–   Avvocatura regionale
 
Comune di Carrara
–   componenti della giunta
–   Settore Marmo

 
Oggetto:    Amministrazione e Canalbianco: cave di detriti. Allarme (il)legalità
 

15 anni di autorizzazioni illeggittime per le due cave di detriti

 

Nelle nostre osservazioni del 7/2/19 relative alle cave 42-Amministrazione e 25-Canalbianco (Cave Amministrazione e Canalbianco: perché un fermo solo temporaneo?), soggette a fermo temporaneo, una per incompletezza della documentazione presentata e l’altra per importanti rilievi dei Carabinieri Forestali, abbiamo segnalato e documentato con foto e dati ufficiali della pesa comunale che le due cave, in mano alla multinazionale del carbonato Omya, sono di fatto cave di detriti.

In base ai dati ufficiali della pesa comunale (riportati in dettaglio nel documento citato), infatti, le due cave estraggono da 15 anni circa il 91% di detriti e solo il 9% di blocchi. Considerato che ciò viola il PRAER, abbiamo segnalato che la riapertura delle due cave avrebbe infranto la normativa regionale e la stessa legalità.

Apprendiamo tuttavia dalla stampa che la conferenza dei servizi istruita dalla Regione ha espresso parere favorevole per la cava Amministrazione e che la pratica è all’esame della giunta regionale per la delibera sulla VIA, mentre per la cava Canalbianco (con VIA di competenza comunale) la pratica è ancora in corso di esame.

 

La normativa è chiara: le cave di detriti sono vietate

 

Siamo rimasti sconcertati dal parere favorevole. La normativa in materia è univocamente volta alla massima valorizzazione del marmo ornamentale e, conseguentemente, non consente di autorizzare cave di detriti. Infatti:

  • Il Regolamento comunale per la concessione degli agri marmiferi (art. 1 comma 3) consente l’esercizio delle cave «esclusivamente per l’estrazione di marmo in blocchi»;
  • Il PRAER (Del. C.R.T. n. 27/07, All. 1, Elab. 2, Parte II, par. 2.1) dispone che «l’utilizzazione della risorsa lapidea nelle cave di materiali ornamentali deve essere tesa alla massima valorizzazione degli stessi individuando, in funzione delle caratteristiche litologiche e geologico-strutturali dei giacimenti e dello stato di fratturazione locale delle bancate, i quantitativi minimi da destinarsi esclusivamente alla trasformazione in blocchi, lastre ed affini».
    Per i marmi del comprensorio apuano, «tali quantitativi minimi dovranno essere non inferiori al 25% della produzione complessiva di progetto risultante dal piano di coltivazione, con verifiche su base annuale.» … «Dal computo dei volumi soggetti al rispetto di tali percentuali dovrà essere esclusa la quantità di materiale movimentato per le esigenze di preparazione dei fronti di coltivazione, per gli eventuali interventi di messa in sicurezza del cantiere e per la risistemazione ambientale».
    Inoltre (par. 6-Monitoraggio), per controllare il continuo rispetto di tali disposizioni, «i titolari delle autorizzazioni comunali per l’esercizio delle cave devono fornire ai Comuni, entro il 31 gennaio di ogni anno, informazioni relative all’attività estrattiva avvalendosi dei modelli predisposti dalla Regione»… «I Comuni provvedono alla raccolta delle singole schede compilate e, verificatane in particolare l’attendibilità dei dati relativi alla produzione» … e «informano le Province e la Regione, trasmettendo entro il 31 marzo di ogni anno copia delle schede informative unitamente ad una relazione sull’andamento delle attività estrattive nel territorio di competenza».
  • Il Piano Regionale Cave di prossima approvazione conferma e rafforza (all’art. 13) tale impostazione precisando (comma 2) che le nuove autorizzazioni «sono consentite solamente se i quantitativi minimi da destinarsi esclusivamente alla trasformazione in blocchi, lastre ed affini saranno non inferiori al 30% della produzione di progetto» e che (comma 3) «sono fatti salvi i lavori di scoperchiatura o di messa in sicurezza che non possono superare in termini volumetrici il 3% del volume autorizzato, ed in termini temporali il 10% dell’intero progetto di coltivazione.
    Tali soglie sono espressamente valutate all’atto del procedimento di valutazione di impatto ambientale tramite apposito elaborato descrittivo in raccordo con il PGRE di cui al D.Lgs. 117/2008»; infine (comma 7), «le percentuali di resa in blocchi, lastre ed affini, saranno incrementate in sede di autorizzazione comunale quando dagli approfondimenti progettuali emerga la possibilità di maggiori rese».

È dunque inequivocabile che l’autorizzazione finora ripetutamente rilasciata alle due cave è in pieno contrasto con la normativa vigente e con gli orientamenti del Piano Regionale cave.

È importante capire come ciò sia stato possibile nonostante le schede e le relazioni annuali sul monitoraggio dell’attività estrattiva di ciascuna cava, espressamente previste allo scopo di verificare l’attendibilità dei dati di produzione e il rispetto delle disposizioni del PRAER.

 

L’autorizzazione rappresenta un vulnus insanabile alla legalità

 

La Fig. 1 permette di valutare a colpo d’occhio lo scempio ambientale, paesaggistico e della legalità perpetrato da 15 anni: per estrarre una quantità di marmo corrispondente al gradone di base (in verde chiaro), si abbatte tutta la restante parete (in giallo chiaro), sbriciolandola in detriti destinati alla produzione di carbonato polverizzato o micronizzato.

La riconferma dell’autorizzazione alle due cave non coinvolgerebbe soltanto i settori tecnici comunali e regionali, ma investirebbe in pieno la responsabilità politica delle rispettive giunte sul tema sensibile della legalità. Comprometterebbe sul nascere anche la credibilità dei buoni intenti dichiarati nel Piano regionale cave.

Nel sollevare un allarme (il)legalità, chiediamo alle giunte regionale e comunale di assumere una posizione netta con azioni politiche e amministrative a difesa della legalità e del buonsenso che conducano a respingere seccamente la richiesta di autorizzazione delle due cave.

Alla presente si allegano, come parte integrante, le Osservazioni alle cave 42-Amministrazione e 25-Canalbianco, da noi inviate il 7/2/2019 al Settore Marmo del Comune di Carrara e al Settore VIA-Cave della Regione Toscana.
 

Fig. 1. La cava Amministrazione, in mano alla multinazionale del carbonato di calcio Omya, produce sistematicamente da 15 anni il 91,3% di detriti (3.264.349 t nel periodo) e solo l’8,7% di blocchi (312.967 t): è dunque una cava di detriti mascherata. Per coglierne a colpo d’occhio l’impatto ambientale e paesaggistico, ciò corrisponderebbe a estrarre blocchi senza alcuno scarto dal gradone di base (colorato in verde chiaro) e ad abbattere, ricavandone esclusivamente detriti, tutta la restante parete (colorata in giallo chiaro). Come è possibile autorizzare un tale scempio?
Nota: la delimitazione delle due aree è stata tracciata con il seguente criterio approssimativo: poiché la cava ha 20 gradoni, un gradone corrisponderebbe al 5%; tuttavia il gradone di base, essendo ben più lungo di quelli sommitali, rappresenta una percentuale superiore, dunque effettivamente vicina all’8,7%.

 
Distinti saluti.
Legambiente Carrara
 



Per saperne di più:

Sulle cave Amministrazione e Canalbianco:

Cava Amministrazione. La “moderna” Assindustria invoca il Far West  (11/2/2019)

Cave Amministrazione e Canalbianco: perché un fermo solo temporaneo?  (7/2/2019)

Il bacino estrattivo di Torano: spunti per una pianificazione integrata  (3/5/2018)

Sulle cave che da anni producono quantità elevatissime di detriti e pochi o niente blocchi:

Cava Amministrazione. La “moderna” Assindustria invoca il Far West  (11/2/2019)

Piani attuativi bacini estrattivi: quali indicatori di sostenibilità?  (25/10/2018)

Far West cave: la nostra risposta allo sceriffo Tonelli (13/10/2017)

Far West: cave fuorilegge. Con lo sceriffo complice! (4/10/2017)

Cave, terre, detriti: ma è poi così difficile far rispettare le regole? (28/2/2009)

I dati 2006 sulle cave fuorilegge confermano quelli 2005: blocchi 17%, detriti 83% (27/2/2007)

Ecco i primi dati (2005) sulle cave fuorilegge: 17% blocchi, 83% detriti (3/1/2007)

 

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