Premessa
L’Autorità portuale ha recentemente informato la cittadinanza del fatto che sono state aggiudicate le gare per i lotti 1, 2 e 4 del Waterfront. Per il lotto 3, invece, verrà bandito un concorso internazionale di idee per arrivare alla progettazione esecutiva. In merito vorremmo esprimere alcune considerazioni.
Il lotto 3
Per quanto riguarda il lotto 3 (area Caravella, via Rinchiosa ecc.), la scelta del concorso di idee, è un passo avanti, naturale conseguenza del processo di ascolto avviato dal Comune nei mesi scorsi, che Legambiente e gli altri autori di “contributi” avevano caldeggiato.
Preoccupazione desta però l’affermazione della presidente Roncallo, riportata dalle cronache: «Riteniamo che il progetto preliminare del lotto 3 avesse una valenza importante e non vorremmo stravolgerne l’impianto».
Associazioni, ordini professionali, categorie e cittadini avevano duramente criticato proprio “l’impianto” di quel progetto, in particolare per il nuovo edificio di oltre 120 metri di lunghezza, con altezze fino a tre piani fuori terra per oltre 14.000 metri cubi di costruito, posta di fatto perpendicolarmente alla maglia urbana di Marina di Carrara; una vera e propria cesura tra la città ed il porto. Come Legambiente continuiamo ad essere convinti delle nostre osservazioni e in particolare del fatto che «il problema di fondo è la mancanza di una complessiva ed organica pianificazione strategica e territoriale dell’intera infrastruttura portuale; non è chiaro quali siano i reali rapporti con la città né come Marina possa tornare ad essere protagonista del suo porto».
Riteniamo dunque che la prospettiva di realizzazione del lotto 3 debba essere completamente rivista e sia proprio l’impianto del progetto ad aver bisogno di un sostanziale stravolgimento.
Il lotto 1
Quanto alla realizzazione del lotto 1, continuiamo a essere fermamente contrari alla soluzione proposta.
Il progetto dell’Autorità Portuale prevede infatti, oltre al mantenimento delle due strozzature idrauliche (rappresentate dal ponte ferroviario e da quello su viale Da Verrazzano), ulteriori e diverse opere infrastrutturali sulla sponda sud del Carrione (nuovo raccordo e nuova rotatoria per l’accesso al porto) e un nuovo terzo ponte a quattro corsie per il nuovo ingresso al porto, che si affiancherebbe al ponte ferroviario esistente: tutte queste nuove strutture rappresenterebbero il tombamento (di fatto) della foce, con un aggravamento del rischio idraulico già esistente.
Alternative più efficaci per razionalizzare l’accesso al porto esistono ed una diversa soluzione progettuale è stata presentata anche da Legambiente: una proposta che prevede la riqualificazione paesaggistica-ambientale della foce del Carrione, con un suo sostanzioso ampliamento a 120 m (esteso anche al ponte ferroviario) e la sostituzione dell’attuale ponte sul lungomare con una nuova infrastruttura viaria di accesso unico al porto (su ponte sopraelevato e a campata unica, quindi senza piloni in alveo).
Si interverrebbe cioè sostanzialmente sull’area di foce, eliminando le due strozzature idrauliche adiacenti, riducendo in maniera sovrabbondante il rischio idraulico e riqualificando l’area dal punto di vista paesaggistico e naturalistico.
Nonostante queste elaborazioni progettuali siano state messe, da tempo, a disposizione dell’Amministrazione comunale –che dovrebbe, a nostro avviso, richiedere a viva voce che siano tenuti in debita considerazione gli impatti sia urbanistici e tanto più ambientali, del nuovo waterfront– essa non ha avanzato alcuna obiezione o richiesta di rivalutazione sulle ipotesi già progettate.
Con i mutamenti climatici aumenta il rischio idraulico: interventi intelligenti
Siamo in un’epoca di sconvolgimenti climatici e il nostro territorio, dai monti al mare, risente pesantemente della disastrosa gestione pianificatoria subita.
È stato assicurato alla cittadinanza che ogni intervento sulla foce del Carrione sarebbe perciò stato preceduto da studi accurati sul rischio idraulico che avrebbe potuto ingenerare e che le opere sarebbero state adeguate addirittura alla piena cinquecentennale.
Adesso sono state aggiudicate le gare. Sarebbe opportuno, dunque, che tali studi siano messi a disposizione del pubblico. Temiamo, peraltro, che, come si fa di solito, le opere siano state dimensionate per le sole portate liquide, senza considerare anche il trasporto solido (tronchi, materiale di frana e da ravaneti, terre, elettrodomestici e tutto quanto i fiumi portano con sé durante le piene), che è poi quello che generalmente provoca occlusioni e inondazioni. Se così fosse, anche la messa in sicurezza per le piene cinquecentennali, potrebbe non garantirci dal rischio.
Conclusioni
Ci auguriamo un sostanziale mutamento di prospettiva per il Lotto 3 e un ripensamento sugli interventi alla foce del Carrione (Lotto 1).
Su quest’ultimo punto, se volutamente si rifiuta il nostro progetto, che aumenterebbe insieme sicurezza idraulica e funzionalità ecologica, preferendo tombare un pezzo di foce del Carrione, sarebbe doveroso spiegarne il perché e, soprattutto, essere pronti ad affrontarne le possibili conseguenze di fronte ai cittadini.
Carrara, 12 novembre 2018
Legambiente Carrara
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