Al Parco Regionale delle Alpi Apuane
Al Comune di Carrara:
– Sindaco
– Ass. Marmo
– Ass. Ambiente
– Dirigente Settore Marmo
Alla Regione Toscana, Ass. Governo del Territorio
Alla Soprintendenza Arch., Belle arti, Paesaggio LU-MS
All’ARPAT, dipartimento MS
All’AUSL Toscana Nord Ovest
Oggetto: opposizione al piano d’escavazione e messa in sicurezza della cava 181-Fossa Combratta. Nuovi elementi di valutazione
Egregi membri della Conferenza dei servizi, spettabili Autorità,
il 5 settembre Vi pronuncerete sulla compatibilità ambientale del piano d’escavazione e messa in sicurezza della cava 181-Fossa Combratta. Sarà una decisione importante, dalla quale dipenderà se il versante occidentale della Brugiana manterrà il suo aspetto naturale o sarà irreversibilmente deteriorato. Come già scritto in precedenza, la nostra posizione, ampiamente motivata anche sulla stampa e in diversi interventi pubblici, è di totale contrarietà alla concessione della compatibilità ambientale richiesta.
Dopo la precedente Conferenza dei servizi, quella del 3 agosto scorso, d’altra parte, è emerso un elemento nuovo che, a nostro avviso, cambia radicalmente la prospettiva di valutazione e che vorremmo sottoporre alla Vostra collegiale attenzione.
L’Amministrazione di Carrara ha infatti dichiarato pubblicamente che, nei Piani Attuativi di Bacino Estrattivo (PABE) di prossima definizione, derubricherà dalle aree in cui è possibile svolgere attività estrattiva il versante su cui insiste Fossa Combratta.
Anche il Consiglio Comunale del 29 agosto u.s. ha confermato tale orientamento, approvando un ordine del giorno (protocollo 0066068), volto a «perseguire la tutela ambientale e paesaggistica del Monte Brugiana in via preferenziale rispetto ad altre finalità» facendovi cessare, in sede di pianificazione (PABE) ogni attività estrattiva.
Risulta pertanto di tutta evidenza come questo elemento di novità tolga ogni senso all’operazione “Fossa Combratta”.
Come sapete, d’altronde, la cava è autorizzata per tre anni e le è consentito di escavare solamente 1370 m3 totali di materiale (377 m3 di blocchi e 993 m3 di detriti). Alla fine di questo triennio, essa dovrà chiudere perché l’area su cui insiste, nel frattempo, grazie ai PABE, è stata esclusa da quelle estrattive. Per poter scavare quelle pur modeste quantità di un materiale, peraltro di scarso valore, è comunque necessario prima mettere in sicurezza il sito, con un lavoro di ben cinque anni (!) e l’asportazione di 58.000 m3 di materiale, devastando il versante e il bosco, nel quale dovrà essere aperto oltretutto un nuovo tratto di strada lungo 200 metri e largo 6.
La domanda che Vi poniamo, in tutta sincerità, è questa: ne vale la pena?
In altri termini, e ancora più esplicitamente: vale la pena distruggere un versante completamente boscato (con l’eccezione della vecchia cava di modeste dimensioni) per ricavare in totale 377 m3 di blocchi? Questa scelta, a Vostro avviso, sarebbe “compatibile” con la tutela dell’ambiente e del paesaggio?
Un piano di messa in sicurezza di così ampie dimensioni, come quello che vi accingete a esaminare, potrebbe avere senso solo se pensato per una cava che continuerà a essere coltivata per anni e anni. Gli stessi imprenditori che vantaggio avrebbero nell’investire tempo e denaro per otto anni (i cinque della messa in sicurezza più i tre di vera e propria escavazione), col magro risultato di poter commercializzare alla fine della procedura solo 377 m3 di blocchi?
La risposta razionale a questi semplici interrogativi non può essere che una ed è quella che Vi chiediamo di pronunciare nella Conferenza dei servizi del 5 settembre: il piano di escavazione e messa in sicurezza di Fossa Combratta è diseconomico e incompatibile con la tutela del paesaggio e dell’ambiente, e perciò deve essere respinto.
Con stima e cordialità.
Carrara, 31 agosto 2018
Mariapaola Antonioli, Presidente Legambiente Carrara, Assemblea Soci di Legambiente Toscana
Aggiornamenti
Come è andata a finire
Il Parco delle Apuane, con la determinazione del 15 marzo 2019, ha ufficializzato la posizione già espressa nelle conferenze dei servizi con tre no su: pronuncia di compatibilità ambientale, nulla osta e autorizzazione idrogeologica.
Tra le motivazioni: il progetto non è supportato da una relazione di stabilità; prevede tre anni di escavazione, con l’avvicinamento alle masse instabili, ma senza intervenire sulle stesse; non è sufficiente richiamarsi a una generica messa in sicurezza per giustificare un vero e proprio progetto di escavazione; la strada non è idonea al passaggio di mezzi pesanti.
Per saperne di più:
Cava Fossa Combratta: non diventi la pietra dello scandalo (7/8/2018)
Fossa Combratta: una cava da dismettere (27/6/2018)
Il bacino estrattivo di Torano: spunti per una pianificazione integrata (3/5/2018)
Piani attuativi dei bacini estrattivi: una proposta di buonsenso (quindi rivoluzionaria) (10/8/2016)