Assessore al Marmo, Alessandro Trivelli
Assessore all’Ambiente, Sarah Scaletti
Dirigente Ambiente e Marmo, Franco Fini
Assessore Pianificazione e Urbanistica, Maurizio Bruschi
Resp. OO.PP., Urbanistica, Luca Amadei
Riattivazione delle cave dismesse: una corsa da stroncare
A fine gennaio la ditta LAV srl ha presentato la richiesta di riattivazione della cava Faggeta, sita nel bacino di Pescina-Boccanaglia (Torano), dismessa da circa 30 anni.
Sebbene la L.R. 65/2014 “Norme per il governo del territorio” stabilisca (art. 113, comma 1) che, in assenza del Piano Attuativo di Bacino Estrattivo (PABE), non sono ammesse né l’apertura di nuove cave né la riattivazione di cave dismesse, il successivo Piano di Indirizzo Territoriale (PIT, All. 5, comma 10) ha stabilito che, fino all’approvazione dei PABE, è consentita la riattivazione di cave dismesse per volumi non superiori al 30% di quanto consentito nell’ultima autorizzazione.
Tuttavia riteniamo che la richiesta della LAV debba essere respinta poiché potrebbe rivelarsi in stridente contrasto con il PABE attualmente in corso di redazione. Quest’ultimo, infatti, nell’ottica di uno sfruttamento razionale della risorsa marmo o della tutela dell’ambiente (ad es. delle sorgenti), potrebbe compiere scelte incompatibili con la richiesta presentata. A titolo d’esempio, per le cave in galleria potrebbe richiedere una resa in blocchi superiore al 25%, oppure potrebbe escludere la possibilità di riattivazione delle cave dismesse o, addirittura, escludere dalle aree estrattive l’intero bacino di Pescina-Boccanaglia o una sua parte.
Proprio il tentativo di sfuggire ai vincoli dei PABE spiega perché nelle Apuane si sia scatenata la corsa di molte aziende a chiedere la riattivazione di cave dismesse, approfittando dello spazio aperto dal PIT per casi particolari. La partita in gioco è evidente: si cerca di accaparrarsi diritti acquisiti condizionando preventivamente i PABE e pregiudicandone le future scelte territoriali.
Infatti, sebbene i PABE possano disciplinare le attività estrattive esistenti (fino al punto da escluderle dalle aree estrattive), è chiaro che la riattivazione di una cava dismessa, anche se seguita a breve termine dalla sua chiusura, comporterebbe comunque un danno, non solo per l’azienda stessa, ma anche per il bene ambientale che si intendeva tutelare.
Non lasciare la pianificazione all’arbitrio dei privati
Legambiente ha già presentato indicazioni e proposte per la redazione dei piani attuativi (Piani attuativi dei bacini estrattivi: una proposta di buonsenso, quindi rivoluzionaria: 10/8/16; Gestire in sinergia cave, ambiente e rischio alluvionale: 2° contributo alla VAS dei piani attuativi estrattivi: 24/9/16) e sta preparando un ulteriore contributo di spunti per la pianificazione integrata (PABE, POC, masterplan Carrione), prendendo come caso studio proprio il bacino di Torano.
L’indicazione forte che esce da tali indicazioni e dall’esame degli stravolgimenti territoriali del bacino montano introdotti dalle cave nell’ultimo secolo (e di quelli in atto), è che non è più tollerabile lasciare la pianificazione del bacino montano al cieco arbitrio dell’iniziativa privata e, in particolare, dei titolari di cava.
Carrara introduca una moratoria alla riattivazione delle cave dismesse
Chiediamo pertanto all’amministrazione comunale di:
- accelerare la redazione dei piani attuativi dei bacini estrattivi –stimolando la massima partecipazione della città– e, nelle more della loro approvazione,
- introdurre una moratoria alla riattivazione delle cave dismesse.
Nel caso specifico della cava Faggeta, nel preannunciare che presenteremo anche le osservazioni tecniche al piano di coltivazione, richiamiamo l’attenzione su alcuni aspetti delicati che, comunque, suggeriscono di respingere fermamente la richiesta di riattivazione:
- la titolarità del mappale comprendente la cava è della SAM srl, che lo ha affittato alla LAV; si ricorda che l’art. 7 del regolamento degli agri marmiferi stabilisce che «Il concessionario non può concedere ad altri soggetti la coltivazione della cava che è tenuto ad esercitare direttamente. Sono perciò vietati l’affitto della cava, la subconcessione in qualsiasi forma e l’appalto della coltivazione»;
- il mappale della cava non è registrato come agro marmifero comunale, ma come bene estimato; perciò, allo stato attuale, non pagherebbe al comune il canone di concessione. Pertanto, prudenzialmente, in attesa dell’auspicabile rapido riconoscimento giuridico della proprietà pubblica dei beni estimati, la tutela dell’interesse pubblico suggerisce di non autorizzare cave su mappali beni estimati;
- gli studi scientifici e le prove con traccianti sulle cave vicine mostrano che la cava rappresenta una concreta minaccia per le sorgenti Carbonera e Gorgoglio;
- nei trent’anni di inattività trascorsi, l’area interessata ha raggiunto un buon grado di rinaturalizzazione, che sarebbe vanificata dalla riattivazione della cava e della via d’arroccamento, dai riempimenti detritici per realizzare piazzali, ecc.
Carrara, 19 marzo 2018
Legambiente Carrara
Per saperne di più:
Su piano paesaggistico, piani attuativi bacini estrattivi, legge regionale cave, Parco Apuane:
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Le nostre proposte per il Piano Regionale Cave (10/10/2016)
Piani attuativi dei bacini estrattivi: una proposta di buonsenso (quindi rivoluzionaria) (10/8/2016)
Cave: tutti uniti per l’assalto al Sagro (6/7/2016)
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Le nostre osservazioni preliminari alla proposta di legge regionale sulle cave (sintesi, 18/7/2014)
Le nostre osservazioni preliminari alla proposta di legge regionale sulle cave (testo integrale, 17/7/2014, 236 KB)
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