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Agri marmiferi: nuovo regolamento peggiorativo? FERMATEVI !

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(Contributo esposto al Comune nella consultazione del 21/4/2017)

 

Premessa

Dopo sei mesi e oltre venti riunioni della commissione marmo dedicate alla discussione puntuale della bozza di regolamento elaborata dall’amministrazione, la settimana scorsa è stata consegnata ai consiglieri una nuova bozza che recepisce le modifiche introdotte dalla giunta regionale nella proposta di revisione della legge regionale sulle cave n. 35/2015, resa necessaria dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito l’incompetenza della Regione a legiferare sui beni estimati.

Col dichiarato intento di approvare il nuovo regolamento in consiglio comunale prima delle elezioni amministrative, l’amministrazione ha aperto la consultazione delle associazioni e delle parti sociali interessate. Nell’accogliere volentieri l’invito ad esprimere il nostro parere, ci sia consentito manifestare un notevole scetticismo sulla reale volontà d’ascolto dell’amministrazione e il timore che l’invito rappresenti solo un adempimento formale.

Ci induce a questa riflessione il fatto che non una sola delle numerose osservazioni e proposte che abbiamo formalmente presentato nel novembre scorso (PEC indirizzata a sindaco e consiglieri) è stata accolta nella versione attuale del regolamento. Né possiamo dimenticare che la proposta di nuovo regolamento che presentammo al consiglio comunale nel maggio 2013 fu respinta dalla maggioranza che si impegnò a elaborare e presentare la sua entro due mesi: passarono oltre tre anni e non fu accolto alcun punto qualificante della nostra proposta.

 

Beni estimati

Già negli anni passati –preferendo attendere passivamente l’emanazione della legge regionale 35/2015 anziché assumere l’iniziativa di redigere autonomamente il nuovo regolamento– il Comune ha rinunciato ad esercitare la propria potestà regolamentare, conferitale dall’art. 64 della legge mineraria (R.D. n. 1443/1927). Con questo atteggiamento rinunciatario –confermato anche per l’attuale proposta di regolamento, tenuta ferma in attesa che la Regione riscrivesse la modifica della legge 35– il Comune conferma di meritare il rimprovero di «plurisecolari inefficienze dell’am­ministrazione» mosso dalla Corte Costituzionale (sentenza 228/2016).

Di fatto, con la formulazione del nuovo regolamento il Comune rinuncia a rivendicare la proprietà pubblica dei beni estimati. Ciò risulta evidente dall’art. 2 (dove stabilisce che il regolamento «troverà applicazione anche per i cosiddetti “beni estimati” … laddove venga accertata la loro proprietà pubblica come “agri marmiferi”») e, ancor più, dall’art. 7 che tratta fin d’ora i beni estimati come se fossero proprietà privata dei titolari.

Per le cave con agri marmiferi inferiori al 30%, infatti, il Comune procede all’affidamento diretto e al rilascio dell’autorizzazione al titolare dei beni estimati, mentre per le cave con agri marmiferi superiori al 30% il Comune procede alla gara, ma impone al vincitore di costituire un consorzio obbligatorio col titolare dei beni estimati che potrà così svolgere il ruolo di “socio parassita”, intascando i proventi anche senza lavorare la cava.

Non ci nascondiamo la delicatezza della questione dei beni estimati né le difficoltà dell’iter necessario ad ottenere il pieno riconoscimento della proprietà pubblica dei beni estimati. Riteniamo tuttavia che l’articolato proposto nel regolamento indebolisca oggettivamente la posizione pubblicistica (nonché la posizione del Comune nei processi in corso, aperti proprio sulla rivendicazione della proprietà privata dei beni estimati da parte dei loro titolari).

Invitiamo pertanto a valutare attentamente la possibilità di esercitare appieno la potestà regolamentare conferita dalla legge mineraria direttamente al Comune (e non alla Regione!), per riaffermare la proprietà comunale dei beni estimati.

Nelle more di tale riconoscimento, inoltre, il Comune potrebbe ricorrere perfino a forzature volte ad accelerarne l’iter, quali l’esclusione dalle aree estrattive delle cave comprendenti beni estimati (nella redazione dei piani attuativi di bacino estrattivo). In tal modo il Comune riaffermerebbe anche il principio che l’escavazione del marmo è consentita solo nella misura in cui soddisfa il fine primario di apportare rilevanti benefici alla comunità carrarese.

 

Canone commisurato al valore del marmo effettivamente estratto

In commissione marmo si è ampiamente discusso di applicare un canone unitario (cioè a tonnellata) commisurato al valore del marmo effettivamente estratto, continuamente aggiornato in base ai dati forniti dall’Osservatorio del marmo. Ciò implica la tracciabilità di ciascun blocco e il controllo della sua qualità: un compito che, richiedendo personale esperto, comporta certamente maggiori costi, ma ampiamente ripagati dalle maggiori entrate ottenibili.

Il regolamento presentato, invece, si limita a prevedere stime della quantità di blocchi estraibili, delle loro percentuali per ciascuna qualità (statuario, calacata, venato, ecc.) e ciascuna tipologia (squadrati, semisquadrati, informi), nonché del valore medio di ciascuna di esse. Un sistema antiquato rispetto alle moderne possibilità, che comporta il rischio di consistenti sottovalutazioni del valore del materiale effettivamente estratto.

 

La gara svuotata di senso: durata delle concessioni e regime transitorio

Nell’introduzione della gara ad evidenza pubblica per il rilascio delle concessioni –adeguamento obbligatorio alla normativa europea sulla libera concorrenza– è stato utilizzato un complesso di disposizioni (in gran parte mutuato dalla L.R. 35/2015) dalle quali traspare palesemente l’intento di rispettare formalmente l’obbligo della gara, eludendone sostanzialmente le finalità fondamentali (a vantaggio della rendita e a scapito dell’interesse pubblico).

Questa chiave di lettura rende evidente l’organicità e la coerenza delle seguenti disposizioni:

  1. la lunga durata delle concessioni, fino a 25 anni (art. 5, comma 5): favorisce la rendita a scapito della concorrenza e dell’innovazione;
  2. il tetto massimo (stabilito dalla L.R. 35/15) del 15% del valore dei materiali estratti posto alla somma del canone di concessione e del contributo d’estrazione: limita le offerte al rialzo (contravvenendo anche, a nostro parere, alle norme europee);
  3. il rinvio dell’espletamento delle prime gare al 2023, con il rinnovo senza gara delle autorizzazioni che dovessero scadere nel frattempo;
  4. le ulteriori proroghe delle autorizzazioni in essere: di due anni per le imprese con certificazione ambientale e fino a 25 anni per quelle che, entro 8 anni, si impegnino a lavorare nella filiera locale almeno il 50% del materiale estratto.

Proponiamo pertanto di eliminare le regalie alla rendita di posizione previste da tali disposizioni, sostituendole con:

  1. durata delle concessioni fino a 10 anni;
  2. promozione di un ricorso alla corte europea per l’eliminazione del tetto massimo del 15% (le gare devono prevedere una soglia minima, ma nessun tetto al rialzo);
  3. espletamento delle prime gare entro il 2019;
  4. espletamento delle gare alla scadenza delle attuali autorizzazioni, eliminando tutte le proroghe;
  5. introduzione nei bandi di gara dell’obbligo di lavorare almeno il 50% del materiale estratto nella filiera locale;
  6. assegnazione di punteggi di premialità alle imprese concorrenti che si impegnino a lavorare nella filiera locale percentuali sensibilmente superiori al 50%.

È evidente che tutti gli obiettivi che l’attuale proposta di regolamento si propone di raggiungere concedendo lunghe proroghe, sono solo concessioni alla rendita di posizione. Tali obiettivi, infat-ti, possono essere raggiunti semplicemente introducendo nei bandi di gara i requisiti e gli obblighi desiderati e premiando chi avanza offerte ancora migliori.

 

Tutela ambientale: fiumi e sorgenti

Su questi temi la bozza di regolamento si limita a dichiarare genericamente, tra le finalità, la salvaguardia dell’assetto ambientale, paesaggistico ed idrogeologico, senza specificare in alcun modo le modalità concrete da attuare per il conseguimento di tali finalità.

In tal modo si accetta come ineluttabile l’attuale situazione: fiumi torbidi ad ogni pioggia intensa, sorgenti inquinate da marmettola, versanti devastati e costellati da discariche di terre, ravaneti soggetti a colate detritiche che invadono gli alvei sottostanti, reticolo idrografico sepolto da detriti, estremo degrado paesaggistico.

A nulla sono valse le numerose e ben documentate segnalazioni che questa desolante realtà sia il frutto non solo di violazioni delle prescrizioni da parte delle cave ma, ancor prima, del rilascio di autorizzazioni che, violando la normativa ambientale, a nostro parere sono illegittime e configurano responsabilità dalle quali il Comune dovrebbe autotutelarsi (si vedano, ad es. le argomentazioni nel nostro recente documento Cave Bettogli-Calocara: non si rilascino autorizzazioni illegittime: 10/2/17).

Considerata la sordità mostrata dal Comune su questi temi, riproponiamo le principali misure da rispettare per rendere ambientalmente sostenibile l’attività estrattiva, che riteniamo debbano essere introdotte nel regolamento tra le cause di decadenza dell’autorizzazione nel caso di inadempienza (art. 17):

  1. sistematico allontanamento dei detriti, con divieto di scarico nei ravaneti (nemmeno come stoccaggio temporaneo);
  2. mantenimento di una rigorosa pulizia di tutte le superfici, anche con macchine pulitrici;
  3. divieto di utilizzo di materiali fini nella realizzazione di vie d’ar­roc­camento, rampe, piazzali o riempimenti di qualsiasi genere;
  4. accorgimenti per evitare l’esposizione di terre e marmettola agli agenti meteorici; stoccaggio dei materiali fini esclusivamente in contenitori a tenuta stagna.

 

Riassetto idrogeologico (riduzione del rischio alluvionale)

La nostra critica all’amministrazione in questo campo è efficacemente sintetizzata dall’epiteto “fabbrica del rischio alluvionale” da noi coniato in merito al suo operato. Sono veramente numerose le occasioni in cui abbiamo avanzato proposte costruttive in merito (si veda ad es. il recente documento Gestire in sinergia cave, ambiente e rischio alluvionale (2° contributo alla VAS dei piani attuativi estrattivi): 24/9/16).

Considerato che le attuali modalità di gestione dei bacini estrattivi sono una rilevante causa del rischio alluvionale, ne deriva la necessità che la disciplina delle attività estrattive integri l’obiettivo di un riassetto strutturale dei bacini marmiferi che, oltre a ridurre la devastazione ambientale, permetta la riduzione del rischio idrogeologico.

La vera “grande opera” di cui Carrara ha bisogno, infatti, è la totale rimozione dei ravaneti e la loro ricostruzione esclusivamente con scaglie pulite (prive di marmettola e di terre, che ne innescano la franosità). I ravaneti così ripuliti, comportandosi come spugne che assorbono grandi quantità di acqua, rilasciandole lentamente in seguito, rallenterebbero il deflusso delle acque riducendo i picchi di piena. È inoltre necessario il ripristino del reticolo idrografico montano, a partire dall’eliminazione delle strade di fondo valle che ne occupano gli alvei, da ricostruire ad una quota più elevata.

Considerato che i ravaneti sono un’eredità lasciata dalle cave, dei costi della loro risistemazione (da attuarsi sulla base di un piano pubblico) devono farsi carico le cave stesse. Coerentemente ai contributi già presentati al percorso di formazione del Piano regionale cave e dei Piani attuativi di bacino estrattivo, proponiamo pertanto di inserire nel regolamento degli agri marmiferi le seguenti prescrizioni:

  1. adozione delle migliori pratiche per conseguire il riassetto strutturale dei bacini montani (tra cui l’integrale rimozione dei ravaneti esistenti e la loro ricostruzione con sole scaglie pulite);
  2. nei versanti è consentita la collocazione delle sole scaglie pulite, purché in conformità al piano redatto dal Comune e previa rimozione dei materiali fini eventualmente presenti;
  3. sistematico allontanamento dei detriti, salvo il caso che ne sia prescritto l’uti­lizzo per il riassetto strutturale dei bacini montani, volto alla riduzione del rischio idrogeologico (per tali detriti, ovviamente, non è dovuto il pagamento del contributo d’estrazione);
  4. divieto di impiego di materiali fini (dilavabili dalle acque) nella realizzazione della viabilità di cava;
  5. la pianificazione della viabilità di cava va integrata negli interventi di riassetto strutturale finalizzato alla riduzione del rischio idrogeologico. Gli interventi di sicurezza e di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, sono a carico dei concessionari.

Tali prescrizioni devono essere inserite anche nelle autorizzazioni esistenti; le relative inadempienze vanno inserite tra le cause di decadenza dell’autorizzazione e della concessione.

 

Trasparenza e partecipazione

Si propone di inserire nel regolamento un articolo interamente dedicato alla trasparenza e alla partecipazione, considerate un prezioso contributo e, al contempo, uno stimolo per gli uffici comunali alla corretta e tempestiva applicazione delle disposizioni del regolamento.

L’articolo dovrebbe prevedere la pubblicazione sul sito istituzionale del Comune di ogni dato e documento relativi al comparto marmo, tra i quali:

  1. piani, programmi, documenti relativi alle gare ad evidenza pubblica, piani di coltivazione e progetti di interventi attinenti alle attività estrattive o che, comunque, influiscono sull’assetto strutturale dei bacini montani;
  2. dati di dettaglio e d’insieme sui materiali estratti da ciascuna cava: quantità, qualità, tipologia merceologica, canone unitario, destinazione (filiera corta o esportazione), nonché sulle relative aziende estrattive (ragione sociale, occupazione, eventuale situazione debitoria nei confronti del Comune);
  3. schede di ciascun livello territoriale ottimale contenenti i dati generali, il piano attuativo e relativo stato di realizzazione, le eventuali problematiche;
  4. rapporti periodici sulle attività ispettive in cava, sui controlli effettuati per accertare la corretta designazione delle qualità e tipologie dei materiali estratti, sugli eventuali procedimenti (ordinanze, ingiunzioni, sanzioni, ecc.).

Su richiesta degli interessati di conoscere e verificare la situazione reale nei siti estrattivi e nei livelli territoriali ottimali, inoltre, il Comune dovrebbe favorire la partecipazione dei cittadini a sopralluoghi nelle cave, accompagnati da personale dell’ufficio marmo.

 

Conclusioni: FERMATEVI!

Nel prendere atto della distanza siderale tra il regolamento in discussione e, non solo le nostre proposte, ma anche le aspettative maturate in tanti anni dalla popolazione e dalle stesse forze politiche proponenti, vi chiediamo di:

  • non compiere una scelta affrettata e rassegnata che rinvierebbe di decenni l’approvazione di un regolamento moderno rispondente finalmente agli interessi della comunità;
  • fermarvi e riaprire il confronto sui principi fondamentali che devono ispirare il regolamento, allargandolo all’intera città;
  • chiedere alla Regione di eliminare dalla nuova legge sulle cave tutti quegli espedienti che, con ogni evidenza, sono stati introdotti su suggerimento degli imprenditori del marmo o che, comunque, privilegiano i loro interessi a scapito di quelli della comunità;
  • aprire una vertenza nei confronti della Regione (che, con la L.R. 35/2015, ha quasi completamente svuotato le competenze del Comune, riducendolo a mero esecutore), rivendicando la piena potestà attribuita al Comune dalla legge mineraria.

Carrara, 21 aprile 2017
Legambiente Carrara

 



Per saperne di più:

Sulle proposte di nuovo Regolamento degli agri marmiferi:

 Regolamento agri marmiferi: la proposta del Comune (aprile 2017, 110 KB)

Nuovo regolamento degli agri marmiferi: le proposte di Legambiente  (28/11/2016)

Nuova legge regionale sulle cave: il comune può e deve rimediare ai suoi limiti  (12/3/2015)

Regolamento agri marmiferi: la burla della gara pubblica  (28/2/2015)

 Le nostre osservazioni alla proposta di legge regionale sulle cave (testo integrale, 17/7/2014, 236 KB)

Consiglio comunale sugli agri marmiferi, la fiera dell’ipocrisia: bravi, ma state al vostro posto!  (1/6/2013)

Proposta di nuovo Regolamento agri marmiferi: intervento di Legambiente in consiglio comunale (30/5/2013)

Nuovo Regolamento degli agri marmiferi: la proposta Legambiente (G. Sansoni) (15/2/2013)

Agri marmiferi. Dal regolamento del 1994 ad oggi: problematiche e prospettive (I. Fusani) (15/2/2013)

Attività estrattive nel distretto del marmo: opportunità e criticità (F. Ferruzza)  (15/2/2013

Agri marmiferi, proposta di nuovo regolamento: introduzione (M. Antonioli) (15/2/2013)

Gli Atti dell’incontro di presentazione della proposta di nuovo Regolamento degli agri marmiferi (15/2/2013)

Ecco il nuovo Regolamento degli agri marmiferi proposto da Legambiente (9/2/2013)

Sulle problematiche tra cave, dissesto idrogeologico ed alluvione:

Masterplan del Carrione: il sindaco rema contro?  (9/11/2016)

Masterplan del Carrione: interventi nel bacino montano. Pregi e criticità  (5/11/2016)

Gestire in sinergia cave, ambiente e rischio alluvionale (2° contributo alla VAS dei piani attuativi estrattivi)  (24/9/2016)

Piani attuativi dei bacini estrattivi: una proposta di buonsenso (quindi rivoluzionaria)  (10/8/2016)

Carrione: rivedere i calcoli, intervenire sui ravaneti, ripristinare gli alvei soffocati da strade  (31/03/2016)

Terre di cava nei ravaneti. La strategia del sindaco: alle cave l’impunità, ai cittadini l’alluvione  (19/03/2016)

Fermare la fabbrica del rischio alluvionale. Salvare i ponti intervenendo su ravaneti e strade in alveo  (16/03/2016)

Come fermare la fabbrica del rischio alluvionale  (7/11/2015)

Bonifica dei ravaneti: una critica costruttiva  (31/10/2015)

Come opera la fabbrica del rischio alluvionale (la bonifica dei ravaneti)  (24/10/2015)

Carrione: le proposte di Legambiente per il piano di gestione del rischio alluvioni  (7/7/2015)

I ravaneti ci proteggono dalle alluvioni? Risposta ad Assindustria  (26/5/2015)

Carrara: le alluvioni procurate. Come difenderci (VIDEO, 15/12/2014)

Terre nei ravaneti: rischio di frana e alluvione (VIDEO TG1 22/11/2011) durata: 1’ 23”

Dopo il crollo della palazzina sul Carrione: dibattito “Territorio fragile: maneggiare con cura”. La relazione di Legambiente “Maltempo o malgoverno?” (15/11/2010)

Aspettando la prossima alluvione: gli interessi privati anteposti alla sicurezza (26/3/2007)

In attesa della prossima alluvione: porre ordine alle cave (15/3/2007)

  Cave, ravaneti, alluvione: che fare? (Conferenza su alluvione: Relazione Piero Sacchetti, 11/10/2003: PDF, 37 KB)

  Fenomeni di instabilità sui ravaneti (Conferenza su alluvione: Relazione Giuseppe Bruschi, 11/10/2003: PDF, 1,1 MB)

Carrione, sicurezza e riqualificazione: un binomio inscindibile (Conferenza su alluvione: Relazione di Giuseppe Sansoni, 17/3/2006: PDF, 3,2 MB)

  Come le cave inquinano le sorgenti. Ecco le prove. Come evitarlo (Conferenza, relazione di Giuseppe Sansoni, 17/3/2006: PDF, 3,2 MB)

Alluvione Carrara: analisi e proposte agli enti (11/10/2003)

Sulle problematiche tra cave e inquinamento delle sorgenti e dei corsi d’acqua:

Cave: importante esposto del Coordinamento Apuano  (17/11/2016)

Marmettola: dalle cave alle sorgenti  (VIDEO 9 min. 24/7/2016)

Dossier marmettola: l’inquinamento autorizzato  (1/6/2016)

Cave: l’Ordine richiami i geologi all’etica professionale  (28/4/2016)

Come si progetta l’inquinamento delle sorgenti? Osservazioni alle cave Tagliata e Strinato  (14/6/2015)

La Regione protegga le sorgenti dalle cave di marmo (27/3/2014)

Cosa (non) si fa per la protezione delle sorgenti? (16/1/2010)

Nubifragio: sorgenti torbide per lo smaltimento abusivo delle terre (11/7/2009)

Gestire le cave rispettando l’ambiente e i cittadini: le proposte di Legambiente (11/1/2007)

Come le cave inquinano le sorgenti (conferenza, illustrata) (17/3/2006)

Inquinamento delle sorgenti. Mancano i filtri? No, manca la prevenzione! (4/12/2005)

Frigido: vent’anni di indagini chimiche, biologiche ed ecologiche  (Arpat, 2003)

Impatto ambientale dell’industria lapidea apuana (1991)

Impatto della marmettola sui corsi d’acqua apuani  (volume 1983)

 

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