Nel secondo anniversario dell’alluvione il sindaco ha passato in rassegna gli interventi in corso e quelli previsti dal masterplan per affrontare il rischio idraulico. Tuttavia, omettendo interventi prioritari da realizzare nel bacino montano, rivela fin d’ora l’intento di non attuarli.
Lo studio Seminara, infatti, non prevede solo le opere idrauliche citate dal sindaco (galleria di bypass urbano e invasi montani), ma raccomanda anche la sistemazione del bacino montano (relazione finale, pag. 94) attraverso:
- un piano di gestione sostenibile delle cave che eviti gli apporti di marmettola e di terre sui versanti;
- la rimozione dei materiali fini dallo strato superficiale dei ravaneti (poiché tali materiali rendono i ravaneti suscettibili a colate detritiche che riducono la capacità degli alvei sottostanti) e la loro stabilizzazione;
- il ripristino del reticolo idrografico montano, attraverso l’adeguamento delle sezioni, lo spostamento delle strade di fondo valle che hanno ristretto od occupato gli alvei, la demolizione di manufatti che ostacolano i deflussi e la realizzazione di opere che intercettino l’eccesso di trasporto solido.
Il masterplan prevede inoltre il monitoraggio delle effettive portate di piena (installando misuratori di portata), la rivisitazione dello studio idrologico anche alla luce della rimozione dei materiali fini dai ravaneti e del ripristino della loro permeabilità, e uno studio ad hoc per accertare il contributo che i ravaneti così ripuliti potranno fornire all’attenuazione dei picchi di piena.
Perché sia chiaro il motivo della nostra preoccupazione: lo studio Seminara, cui il sindaco dice di attenersi, avverte non solo che la realizzazione degli sbarramenti montani è condizionata alla PREVENTIVA attuazione di tali raccomandazioni (pag. 95), ma che da esse dipenderà anche la stabilità nel tempo degli interventi proposti nel tratto da Carrara alla foce (pag. 5).
Escludiamo la possibilità che al sindaco possano essere sfuggite queste raccomandazioni, visto che coincidono in gran parte con le proposte che Legambiente avanza da anni, da lui sistematicamente ignorate e probabilmente considerate farneticanti: dobbiamo dedurne che considera farneticanti anche le raccomandazioni di Seminara?
Questa improbabile ‘dimenticanza’ conferma il giudizio da noi espresso dopo l’alluvione, quando definimmo l’amministrazione comunale una vera e propria “fabbrica del rischio alluvionale”, incrementato continuamente sia con i suoi interventi (ad es. cementificazione dei canali montani e conseguente accelerazione dei deflussi), sia con le sue omissioni (cave invase da fanghi, tolleranza verso lo scarico abusivo di milioni di tonnellate di terre).
Le proposte di Legambiente, tenendo conto non solo del rischio alluvionale, ma anche, in una visione sistemica, del piano regionale cave, dei piani attuativi di bacino estrattivo e degli obiettivi del piano paesaggistico, sono ancor più radicali di quelle dello studio Seminara. Oltre alla revisione dello studio idraulico (correggendo i parametri errati introdotti nel modello idrologico, ad es. la permeabilità dei ravaneti, considerata nulla), prevedono infatti:
- lo smantellamento integrale dei ravaneti, fino al substrato roccioso (non solo il loro strato superficiale), e la loro ricostruzione dopo aver eliminato completamente terre e marmettola (stabilizzandoli anche nei confronti di eventi idrologici estremi); tale intervento è finalizzato al loro sfruttamento come grandi spugne che assorbono le precipitazioni e dunque attenuano i picchi di piena;
- l’emanazione di una prescrizione “cave pulite come uno specchio” (con la revoca dell’autorizzazione in caso di inadempienza), per non vanificare l’intervento precedente e per proteggere le nostre sorgenti dall’inquinamento da marmettola;
- la rimozione di tutte le strade di fondo valle (da ricostruire a quote più elevate) e il ripristino degli alvei preesistenti;
- la demolizione dei canali montani cementificati, ripristinando alvei ampi e rinaturalizzati.
È evidente che questa ‘grande opera’ di vera e rispettosa sistemazione del bacino montano e il mantenimento di un’assoluta pulizia nelle cave comporterebbero anche un consistente e permanente incremento dell’occupazione (trasformando così in salario quei profitti delle cave oggi indebitamente realizzati scaricando i costi sull’ambiente e sulla cittadinanza).
La nostra amministrazione comunale non è dunque soltanto una fabbrica del rischio alluvionale, ma è anche priva di un progetto di futuro migliore per la nostra comunità.
Crediamo che nella primavera 2017, quando si voterà per il rinnovo dell’amministrazione, anche le proposte qui avanzate, che legano in una visione coerente la sicurezza idraulica, l’occupazione, la legalità e la tutela dell’ambiente, dovranno costituire il banco di prova e il punto di discrimine per chi si candiderà a governare Carrara nei prossimi anni.
Carrara, 9 novembre 2016
Legambiente Carrara
Per saperne di più:
Sulle alluvioni locali:
Piani attuativi dei bacini estrattivi: una proposta di buonsenso (quindi rivoluzionaria) (10/8/2016)
Studio idraulico del Carrione (Relazione Seminara, marzo 2016) (10 MB)
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Fermare la fabbrica del rischio alluvionale. Salvare i ponti intervenendo su ravaneti e strade in alveo (16/03/2016)
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Carrione, sicurezza e riqualificazione: un binomio inscindibile (Conferenza su alluvione: Relazione di Giuseppe Sansoni, 11/10/2003: PDF, 3,2 MB)
Fenomeni di instabilità sui ravaneti (Conferenza su alluvione: Relazione Giuseppe Bruschi, 11/10/2003: PDF, 1,1 MB)
Cave, ravaneti, alluvione: che fare? (Conferenza su alluvione: Relazione Piero Sacchetti, 11/10/2003: PDF, 37 KB)