Alberto Magnaghi
Presidente Società dei Territorialisti
Se leggiamo in sequenza il Manifesto per le Apuane presentato da Fausto Ferruzza stamane e la relazione di Fabio Baroni oggi pomeriggio vediamo delinearsi un progetto strategico che fa delle Alpi Apuane un laboratorio nazionale di elaborazione e attuazione di un modello di sviluppo locale alternativo, autosostenibile, fondato sulla valorizzazione del patrimonio ambientale, territoriale pesaggistico, culturale e sulla crescita di strumenti di autogoverno.
Gli ingredienti per considerare gli Stati Generali del 14 maggio un momento di svolta epocale nel futuro delle Apuane ci sono tutti:
- Il carattere fortemente innovativo della strategia unitaria delle Associazioni ambientaliste nazionali: dalle politiche di denuncia delle criticità, alle politiche di difesa e cura dell’ambiente e, nel caso specifico, del Piano paesaggistico, verso un progetto socio ambientale e territoriale in cui le nove azioni prospettate nel Manifesto delineano gli obiettivi di un’economia complessa, integrata, dall’agricoltura, all’artigianato, alla produzione energetica locale, al turismo culturale e escursionistico; un modello incentrato su una filiera agroterziaria avanzata, che non a caso il Censis ha recentemente definito come centrale nel futuro competitivo dell’Italia sul mercato mondiale;
- Il progetto è parte attiva del movimento in atto di ritorno alla montagna il cui ripopolamento diventa l’avvio dell’inversione del grande esodo verso i modelli industriali e metropolitani degli anni ’50: nel ritorno c’è in nuce un forte recupero del rapporto con i valori della terra, dell’ambiente, dell’’identità locale, alternativo allo sradicamento e alla de-territorializzazione dei modelli metropolitani, che ancor oggi sono oggetto di politiche di centralizzazione decisionale e concentrazione territoriale nelle città metropolitane; la qualità e gli stili di vita della montagna possono diventare elementi socioculturali di una nuova civilizzazione di ritorno al territorio.
- Il primo Congresso dei nativi apuani, svoltosi a Lucca il 15 maggio 2015, ha posto le premesse per un forte recupero dei valori identitari storici del popolo degli Apui, non in chiave nostalgica, ma proiettato in una visione cosmopolita di una nuova imprenditività sociale e comunitaria, improntata all’ospitalità e alle relazioni con il mondo; là si è avanzato il concetto che le Apuane come bene comune appartengono “a chi se ne prende cura”, a partire dalla definizione di “nativi” per i quali si intendono non solo coloro che sono nati o abitano nel territorio, ma soprattutto coloro (montanari per origine o per scelta, compresi abitanti “con lo Spirito e la Cultura”) che “si impegnino ad amare, difendere, salvaguardare migliorare il territorio”.
- Il patrimonio ambientale, territoriale e paesaggistico, sulla cui messa in valore integrata e durevole si fonda il modello socioeconomico del futuro, è un patrimonio, come è stato evidenziato in tutti gli interventi, di eccellenza sovralocale, di peculiarità e unicità nel mondo: dai paesaggi storici agroforestali a quelli del marmo, ai centri urbani, ai caratteri idrogeologici delle acque, delle grotte, delle sorgenti, dei sistemi carsici e abissali, agli elementi ecologici e cosi via.
- La consistenza patrimoniale del territorio delle Apuane (valore di esistenza) è proporzionale, oltre che all’eccezionalità delle sue risorse, anche a:
- l’alto grado di persistenza dei caratteri morfotipologici dei paesaggi urbani e rurali storici;
- l’alto grado di funzionamento e complessità delle reti ecologiche;
- il livello crescente, con le recenti mobilitazioni, di coscienza di luogo degli abitanti e dei saperi connessi al riconoscimento dei valori patrimoniali;
- il grado crescente di cura da parte degli abitanti e dei produttori dei valori patrimoniali dei beni comuni patrimoniali;
- il grado di strutturazione e di attivazione dal basso di strumenti di governo locale finalizzato alla messa in valore durevole dei beni patrimoniali.
- Tutti questi fattori di eccellenza e eccezionalità del patrimonio fanno si che il progetto di trasformazione possa puntare su un alto livello di valorizzazione socioeconomica di questo patrimonio nel contesto nazionale e internazionale (facendo riferimento ai “numeri” occupazionali proposti da Baroni);
- Il progetto è già in atto: dalle molte esperienze agrituristiche, alla rivitalizzazione del bosco -castanicoltura, seccatoi, birrifici, ai frutti di sottobosco, (mirtilli, lamponi, funghi), alla pastorizia ovina e caprina- caseifici; dell’agricoltura (vigneti, ortofrutta, mele); al censimento dei terreni incolti (Banca della terra), al recupero dei borghi e centri storici; alla ospitalità diffusa, allo sviluppo della sentieristica (ad esempio il progetto finanziato dal FAI su Pizzo d’Uccello), delle attività e dei percorsi escursionistici, alpinistici, speleologici; ai progetti energetici da biomasse, miniidraulica (mulini), solare; alla valorizzazione delle acque superficiali e carsiche, anche termali, dei laghi sommersi, sifoni, grotte (abissi di montagna); al recupero delle cave dismesse; all’istituzione dell’Ecomuseo della Alpi Apuane.
- Questo ecomuseo con funzioni di Osservatorio locale del paesaggio si va sviluppando secondo gli obiettivi dell’Agenda nazionale ecomusei 2016, con funzione di conoscenza del patrimonio e dell’identità delle Apuane, ma soprattutto per: a) attivare processi di riterritorializzazione con buone pratiche che forniscano regole costruttive, insediative, ambientali, relazionali ecc.; b) innescare processi di patrimonializzazione (il patrimonio come risorsa indispensabile per lo sviluppo locale; c) formazione e ricerca; d) paesaggio e pianificazione); e) parchi agricoli, filiera agricoltura-ambiente-turismo cultura. L’ecomuseo promosso da quattro comuni, in via di espansione, sviluppa la propria azione su tutto il territorio delle Apuane (su un territorio più vasto dello stesso parco regionale) attraverso la messa in rete di tutte le iniziative associative che ne trattano gli obiettivi, e promuovendo finanziamenti pubblici e privati per la concretizzazione delle attività produttive e infrastrutturali nei vari settori del progetto;
- infine l’acquisita consapevolezza di tutti gli attori che hanno promosso gli Stati Generali sul fatto che si confrontano nelle Apuane due modelli di sviluppo ormai inconciliabili: il caso delle Apuane come caso da manuale dove confliggono un modello di sviluppo monosettoriale, fondato su una risorsa non rinnovabile, distruttivo del patrimonio e un modello fondato su un sistema integrato di risorse patrimoniali rinnovabili, che determina valore incrementale del patrimonio.
- Nel caso del supersfruttamento della risorsa non rinnovabile del marmo per fini economici esogeni si ha infatti :
- distruzione accelerata e irreversibile del patrimonio, senza fattori sostitutivi; il giacimento minerale del marmo è una risorsa finita, la valorizzazione esogena avviene per sottrazione, con velocità esponenziale del tempo di esaurimento (“da 5000 a 5 milioni di tonnellate anno”, da Un manifesto per le Apuane);
- con distruzione indotta delle altre risorse patrimoniali: occupazionali, territoriali, ambientali, paesaggistiche.
- Al contrario il patrimonio territoriale (inteso come patrimonio non minerale, ma come frutto di relazioni coevolutive fra insediamento umano e ambiente, dunque come neoecosistema vivente); ha valore di esistenza incrementale, cresce e si complessifica nel tempo, arricchendosi di valore aggiunto ambientale, territoriale e paesaggistico da parte delle successive civilizzazioni.
- Nei processi di ritorno al territorio, dove il riavvio di pratiche socioeconomiche connesse alla rimessa in valore di singoli fattori patrimoniali (cultivar tipiche storiche, saperi artigiani, acque, boschi, pascoli, centri storici, fonti energetiche locali, ospitalità) si avviano processi incrementali di accrescimento delle risorse specifiche e relazionali; la relazione fra risorse materiali e immateriali del patrimonio e società locale che se ne prende cura è una relazione dinamica che produce accrescimento continuo del patrimonio attraverso le fasi di riconoscimento del patrimonio (coscienza di luogo); attivazione della cura (accrescimento del valore); trasformazione in risorse durevoli; in una spirale di crescita del valore aggiunto territoriale.
- Queste due concezioni della produzione della ricchezza, una per gli interessi ormai esclusivi delle multinazionali, l’altra per il benessere delle popolazioni (anche con il recupero dell’eccellenza artistica della produzione del marmo), orientano gli Stati generali ad uno scontro antagonistico con il proseguimento esponenziale delle escavazioni; orientamento già emerso nel Congresso di Lucca del 2015 (“conclusione del fenomeno storico della monocultura del marmo”)
A fronte di questi elementi che concorrono a rendere concreta la svolta epocale prospettata dagli stati generali dal Manifesto per le Apuane, la Società dei territorialisti che qui rappresento, su proposta dell’Ecomuseo, è già divenuta parte attiva del progetto di sviluppo alternativo: avviando l’elaborazione dei temi di indirizzo strategico del Progetto di sviluppo locale territoriale, costruendo il quadro conoscitivo del patrimonio ambientale, territoriale, paesaggistico e energetico, a partire dalla rielaborazione specifica dei quadri conoscitivi del Piano paesaggistico per il territorio delle Alpi Apuane; attivando le relazioni con le Università di Firenze (Unità di ricerca Bioregione urbana del DIDA), di Pisa e con il Laboratorio Sismondi di Pisa per le elaborazioni specialistiche sul patrimonio attraverso la promozione di fondi di ricerca pubblici e privati; con la Società RSE di Milano, Il Ministero dello Sviluppo economico (progetto aree interne) e con il Politecnico di Milano per l’analisi e il progetto energetico fondato su mix specifici di energie rinnovabili.
La Società dei Territorialisti intende infine svolgere il proprio quarto Convegno annuale sul Ritorno al territorio, dedicato al Ritorno ai sistemi economici locali, proprio nelle Apuane nell’autunno prossimo, per porre all’attenzione del dibattito nazionale sulle nuove frontiere dello sviluppo locale autosostenibile proprio l’esperienza che da oggi si è posta come laboratorio nazionale.
Per saperne di più:
ATTI dell’incontro Stati Generali delle Alpi Apuane (14/5/2016)