Il sindaco minimizza il problema e istiga al reato
Di fronte alle indicazioni del prof. Seminara che individua nei ravaneti ricchi di terre un importante fattore di rischio alluvionale e indica la necessità di «un’opera di risanamento gigantesca», il sindaco ne prende le distanze e reagisce seguendo il principio di sempre: le cave vanno trattate con i guanti di velluto.
Così il sindaco minimizza il problema delle terre, rassicura i cittadini che la situazione è costantemente monitorata dagli uffici comunali, che il comune sta bonificando alcuni ravaneti con finanziamenti del ministero dell’ambiente e preannuncia la sua soluzione: uno sconto tariffario alle cave per incentivarle a portare a valle le terre.
Per rendersi conto della gravità di tali dichiarazioni basta considerare che sarebbero suoi precisi doveri istituzionali denunciare le cave alla Procura della Repubblica (per violazione della legge sui rifiuti: D.Lgs. 152/2006, parte IV) e ritirare l’autorizzazione alle cave che abbandonano le terre nei ravaneti, per violazione delle prescrizioni del piano d’escavazione.
La linea del sindaco è dunque un’esplicita istigazione alla reiterazione del reato: se violi la legge, non solo non ti punisco, ma ti do anche un incentivo finanziario (con i soldi dei cittadini).
Che non si tratti solo di improvvide dichiarazioni estemporanee è dimostrato dal fatto che già nel febbraio 2009, quando l’abbandono delle terre venne alla ribalta delle cronache, pur ammettendo il problema, il sindaco assicurò che era sotto attento monitoraggio, mentre il dirigente dell’ufficio marmo –pur riconoscendo che tale violazione prevedeva la sospensione o la revoca dell’autorizzazione– dichiarò che «stante il monitoraggio alle cave, il settore marmo, se necessario, proporrà tutti gli atti utili a scongiurare il blocco della lavorazione» (anziché affermare “se necessario, procederà alla revoca dell’autorizzazione”)!
Con questa impunità garantita ai massimi livelli era fin troppo facile profezia prevedere che lo smaltimento abusivo delle terre al monte si sarebbe ulteriormente aggravato.
Le rassicurazioni del monitoraggio? Il problema si aggrava continuamente!
Premesso che il monitoraggio è solo una diagnosi del problema (non la sua cura!) vediamone i risultati, utilizzando i dati ufficiali della pesa comunale del decennio dal 2005 (primo anno di registrazione dei dati alla pesa comunale) al 2014.
Nel 2005 venivano portate a valle 79,3 t di terre ogni 100 di blocchi; utilizzando questo rapporto è possibile stimare il quantitativo di terre prodotte ogni anno e –sottraendo da esso le terre effettivamente portate a valle– il quantitativo di terre abbandonate al monte (Tab. 1).
Tab. 1. Stima (in tonnellate) delle terre prodotte nel decennio e dei quantitativi abbandonati al monte. La stima delle terre prodotte è ottenuta moltiplicando per 0,793 il quantitativo di blocchi dell’anno corrispondente. (Fonte dati: pesa Comune di Carrara; elaborazione e stime: Legambiente Carrara).
Anno |
Blocchi |
Terre prodotte |
Terre portate |
Terre abbandonate |
Terre |
2005 |
877.965 |
696.193 |
696.193 |
0 |
0 |
2006 |
900.181 |
713.809 |
538.301 |
175.508 |
24,6 |
2007 |
914.746 |
725.359 |
594.802 |
130.557 |
18,0 |
2008 |
907.409 |
719.541 |
361.309 |
358.232 |
49,8 |
2009 |
927.382 |
735.379 |
215.456 |
519.922 |
70,7 |
2010 |
979.957 |
777.069 |
237.211 |
539.858 |
69,5 |
2011 |
964.782 |
765.036 |
232.548 |
532.487 |
69,6 |
2012 |
871.022 |
690.687 |
223.276 |
467.412 |
67,7 |
2013 |
927.209 |
735.242 |
428.544 |
306.698 |
41,7 |
2014 |
917.349 |
727.423 |
150.120 |
577.303 |
79,4 |
Tot. |
9.188.001 |
7.285.737 |
3.677.760 |
3.607.977 |
49,5 |
In poche parole il monitoraggio, pur essendo sottostimato (perché i calcoli partono dall’ipotesi, ben poco probabile, che nel 2005 non vi fosse alcun abbandono di terre), ci dice che –grazie all’impunità garantita dal Comune– l’abbandono delle terre al monte è progressivamente aumentato, fino a raggiungere nel 2014 il 79,4% delle terre prodotte in cava. Lungi dal fornire rassicurazioni, dunque, il monitoraggio evidenzia un notevole aggravamento del problema e dei rischi connessi (compresi quelli alluvionali).
Nell’agosto 2009 inoltre, in un’intervista a Greenreport, Zubbani dichiarò che «se gli accumuli sono pericolosi non solo per le attività di lavorazione, ma anche per la cittadinanza in caso di eventi estremi, avremo gli strumenti per valutare se agire con ordinanze ad hoc» … «se saranno verificate inadempienze saremo inflessibili».
Eppure oggi, sebbene la pericolosità idrogeologica delle terre nei ravaneti sia stata autorevolmente confermata anche dal prof. Seminara e sebbene le inadempienze siano palesi e reiterate, il sindaco continua a minimizzare il problema e la sua inflessibilità si traduce nel prospettare un incentivo economico alle cave inadempienti!
La giustificazione della bonifica non regge: nuovi ravaneti stanno crescendo!
Anche il richiamo del sindaco alla bonifica di alcuni ravaneti, addotto per sostenere che il Comune non è inerte, non regge. Innanzitutto la finalità di questa bonifica è la protezione delle sorgenti, non dal rischio alluvionale (che, anzi, viene aggravato da lavori di canalizzazione delle acque).
In secondo luogo, quale logica di buona amministrazione può giustificare la spesa di circa 4 milioni di euro (a carico dei cittadini) per sistemare dei ravaneti, lasciando che tutt’attorno ne crescano altri (Fig. 1)? Si intende forse un domani chiedere altri soldi per la loro bonifica, in un circolo vizioso di profitti privati e di costi pubblici?
Vere e false soluzioni: lo sconto tariffario alle cave per le terre
La riduzione del canone per le terre prospettata dal sindaco per incoraggiarne il trasporto a valle è una soluzione palesemente inutile visto che il canone, per la sua esiguità (65 centesimi a tonnellata), rappresenta un costo minimo rispetto a quelli del trasporto a valle e dello smaltimento in discarica. Pertanto, anche se il canone fosse completamente abolito, resterebbe alta la convenienza ad abbandonare le terre al monte.
La proposta del sindaco rappresenta pertanto un diversivo per sviare l’attenzione dall’unica soluzione seria, il rispetto degli obblighi di legge: chiudere le cave inadempienti e denunciarle alla Procura.
Nel suggerire dunque al sindaco di ascoltare attentamente e di mettere in pratica le raccomandazioni del prof. Seminara (anziché contestarle) gli ricordiamo anche l’altro grandioso intervento necessario per ridurre il rischio alluvionale: smantellare le strade montane di fondo valle ripristinando gli alvei da esse occupati.
Ci piacerebbe infine che, nel ripristino della legalità alle cave, il sindaco mettesse la stessa determinazione, gli stessi blitz e lo stesso spiegamento di forze di polizia impiegati l’altro ieri per lo sgombero dell’edificio di via Apuana occupato e ripulito dagli anarchici carraresi. Perché usare i guanti di velluto verso le cave che, inducendo l’incremento del rischio alluvionale, minacciano la sicurezza di tutta la cittadinanza e, invece, il pugno di ferro verso l’innocua occupazione di un edificio abbandonato al degrado?
Carrara, 19 marzo 2016
Legambiente Carrara
Per saperne di più:
Sulle problematiche tra cave, dissesto idrogeologico ed alluvione:
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