Concessioni cave: solo ritardi?
A 16 anni dal Regolamento sugli agri marmiferi (1995, sindaco Emilia Fazzi Contigli) le cave lavorano ancora senza concessione. Il direttore generale del Comune, Marco Tonelli, ammette (bontà sua) che ci sono dei ritardi, adducendo poi a giustificazione il fatto che dal 1999 al 2005 il regolamento è stato modificato 5 volte in modo sostanziale e che in seguito il rinnovo automatico delle concessioni è andato in contrasto con l’ordinamento europeo. Adesso, però, tutto starebbe per andare a posto: il Comune, infatti, sembra vicino ad un accordo con gli industriali sulle tariffe marmo e sta predisponendo il nuovo regolamento sugli agri marmiferi.
Macché ritardi: intensa attività a favore degli industriali!
Per ristabilire la verità occorre però precisare che il mancato rilascio delle concessioni non è il frutto di “ritardi” ma, al contrario, proprio dell’intensa attività del Comune che, con 5 modifiche in 6 anni, ha smantellato principi fondamentali del regolamento del 1995, a danno dei cittadini e a vantaggio degli industriali.
Infatti, la temporaneità della concessione, già prevista nell’art. 9 del regolamento 1995, fu eliminata nel 2002 allungandone la durata a 29 anni e introducendone il rinnovo automatico, ripristinando così di fatto la perpetuità della concessione prevista dal diritto estense, in aperta violazione della legge regionale 104/95 e della sentenza della Corte Costituzionale 488/95 (prima ancora che dell’ordinamento europeo).
Adesso il Comune è costretto a fare marcia indietro tornando all’originale formulazione dell’art. 9: 16 anni persi non per ritardi, ma per responsabilità del Comune che, pur di favorire l’interesse degli industriali, si è spinto a violare apertamente leggi statali e regionali.
L’aumento del canone massimo applicabile: una burla?
Un’altra modifica che il Comune intende fare è quella all’art. 10, aumentando il canone massimo applicabile dall’attuale 8% al 10% del valore del marmo.
Non abbiamo nulla in contrario a questa modifica, ma non ne comprendiamo lo scopo. Ciò che conta, infatti, non è il canone massimo applicabile, ma quello effettivamente applicato.
Va infatti considerato (si veda la Tab. 1) che:
- per i marmi scadenti l’aumento della tariffa è iniquo, visto che generano un margine di profitto basso (25,4 €/t) e pagano già una percentuale (5,75% del valore di mercato) più che quadrupla rispetto alle cave con marmi pregiati (1,3%);
- per i marmi più pregiati (calacata, statuario), meno tassati pur avendo un margine di profitto 37 volte maggiore (936 €/t), il Comune ha già la possibilità di aumentare fortemente la tariffa dall’attuale 1,35% (13,50 €/t) all’8% (80 €/t). In ogni caso, a che serve aumentare a 100 €/t la tariffa massima applicabile se poi il Comune si limita a chiederne 32 e, come sembra, si accontenterà di 30?
[Fonte: Comune di Carrara per le tariffe; stime Legambiente per il valore di mercato e il profitto].
Rispettare la legge: basta mercanteggiare sulle tariffe
Il vero cambiamento di cui necessita l’art. 10 è la soppressione dell’art. 10 sexies, un vero cavallo di Troia introdotto illegittimamente dal Comune (in violazione della L. 724/94) a tutto favore degli industriali: un giochetto che ha fatto scendere a 15 milioni di euro l’anno (dai 52 legittimamente esigibili) le entrate comunali del marmo.
Infatti l’art. 10 sexies introduce la possibilità di fissare –mediante accordo tra Comune e industriali– una tariffa unitaria (comprensiva del canone e del contributo regionale), svuotando così di significato l’art. 10 che stabilisce il principio del canone determinato in relazione al valore di mercato del marmo.
Ridurre a 10 anni la durata delle concessioni e metterle all’asta
Insomma, dal regolamento del 1995 ad oggi il Comune si è dato un gran da fare per ridurre le tariffe agli industriali, impoverendo la città. E oggi? Da una parte, mentre ritira giustamente la perpetuità della concessione (per forza: è un obbligo di legge!), fa la voce grossa aumentando al 10% la tariffa massima applicabile; di fatto, però, applica ai marmi più pregiati la tariffa del 3%. Chi pensava che il Comune intendesse fare finalmente l’interesse dei cittadini si è sbagliato.
Un’ultima osservazione sulla giustificazione di Tonelli: l’ordinamento europeo sulle concessioni prevede la loro messa all’asta (come ben sanno i balneari) che, peraltro, come tutti ben sanno, è il meccanismo dal quale scaturisce il vero valore di mercato di un bene.
Rinnoviamo perciò al Consiglio comunale, impegnato nella revisione del regolamento, la richiesta di ridurre a 10 anni la durata delle concessioni e, alla loro scadenza, di metterle all’asta col prezzo base ricavabile dall’art. 10. Potete scommettere che, pur di assicurarsi le concessioni più redditizie, gli industriali sarebbero disposti a pagare anche un canone pari al 30% del valore di mercato! In pochi anni Carrara, da Comune più indebitato d’Italia, diverrebbe il più ricco d’Italia.
Carrara, 23 febbraio 2012
Legambiente Carrara
Per saperne di più:
Sul nuovo Regolamento degli agri marmiferi proposto da Legambiente al consiglio comunale:
Gli Atti dell’incontro di presentazione della proposta di nuovo Regolamento degli agri marmiferi (15/2/2013)
Ecco il nuovo Regolamento degli agri marmiferi proposto da Legambiente (9/2/2013)
Sui canoni di concessione delle cave, entrate comunali, illegittimità, proposte:
Finalmente si modifica la L.R. sulle cave: appello al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi (4/10/2012)
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