Presidente Comunità Montana Lunigiana e p.c. Sindaco Comune Fosdinovo Corpo Forestale Stato, Massa Carrara alla stampa
Il taglio a raso: un intervento brutale
A fine gennaio nel tratto del T. Calcandola a monte del ponte di via Carignano, per circa 100 metri, sono stati tagliati a raso tutti gli alberi presenti su entrambe le sponde, molti dei quali ad alto fusto.
L’impatto dell’intervento è, alla vista, devastante: le sponde sono state denudate, degradando il paesaggio e colpendo l’ecosistema preesistente. Il paradosso è che, consapevolmente o meno, è stato risparmiato dal taglio un solo albero, un ailanto che, in quanto specie esotica e infestante, era il primo (e forse unico) che avrebbe dovuto essere tagliato.
Ciò che stupisce maggiormente, tuttavia, sono le modalità d’intervento: l’operazione, infatti, è stata avviata e portata a termine senza informare i residenti né, dunque, fornirne le motivazioni.
Motivazioni ignote e poco convincenti
Non essendo note le motivazioni del taglio, è possibile avanzare due sole ipotesi: che le piante fossero pericolanti, mal radicate o malate o che si sia trattato di una “normale” operazione per prevenire il rischio che, in caso di forte piena del torrente, gli alberi fossero abbattuti dalla furia delle acque, andando ad ostruire la luce del ponte.
Entrambe le ipotesi appaiono poco convincenti. Appare alquanto improbabile, infatti, che gli alberi presenti in quel tratto fossero tutti malati o pericolanti –indipendentemente dalla specie (pioppi, ontani, allori ed altre specie) e dalle dimensioni (arbusti e grandi alberi)– e che, invece, a monte di quel tratto fossero tutti sani.
Anche l’ipotesi di “normale” intervento preventivo non sembra fornire giustificazioni sufficienti. Va chiarito, infatti, che molti degli alberi erano d’alto fusto e ben radicati: perciò solo una piena del tutto eccezionale avrebbe potuto causarne la caduta.
Anche in tali condizioni, tuttavia, l’impeto della corrente avrebbe agito in maniera differenziata, secondo la specie, lo stato di salute e l’esposizione alla corrente. Questa avrebbe forse potuto travolgere i pioppi più esposti (quelli al piede delle sponde), ma non certo quelli alla sommità delle sponde e tantomeno gli ontani, il cui apparato radicale si spinge a notevole profondità.
Un intervento inutile
Ma ammettiamo per un attimo che tutti gli esemplari tagliati fossero suscettibili di essere travolti da una piena molto violenta, andando a creare “l’effetto tappo” in corrispondenza del ponte. Ebbene, anche in questo caso l’intervento sarebbe del tutto inutile, per due buoni motivi.
Il primo: una piena violenta come quella ipotizzata eserciterebbe la sua forza su tutta la lunghezza dell’alveo, travolgendo moltissimi altri alberi. Dunque la luce del ponte sarebbe ugualmente ostruita dagli alberi presenti nel tratto immediatamente a monte di quello sottoposto a taglio.
Per coerenza, dunque, il taglio degli alberi sulle sponde dovrebbe estendersi a tutta la lunghezza dell’alveo, fino alle sorgenti. In caso contrario, infatti, l’intervento comporterebbe solo costi e devastazione ambientale, senza prevenire l’ostruzione del ponte.
Il secondo: una piena violenta come quella ipotizzata può verificarsi solo a seguito di precipitazioni eccezionali. In queste condizioni, com’è ben noto e come l’esperienza ci conferma largamente ogni anno, nei nostri versanti si verificano decine di frane, che fanno precipitare negli alvei centinaia di alberi.
Dunque in questo caso anche il taglio degli alberi lungo le sponde, fino alle sorgenti, non servirebbe a nulla: la luce del ponte sarebbe infatti ugualmente ostruita dagli alberi provenienti dalle frane e successivamente trascinati dalla corrente.
Ci auguriamo che, per evitare questo rischio, nessuno sia sfiorato dall’idea di radere al suolo i boschi che coprono i versanti: in tal caso, infatti, mancando l’effetto protettivo del bosco, franerebbero interi versanti, esasperando ulteriormente il rischio.
Come intervenire? Suggerimenti tecnici
Appurato dunque che l’intervento ha prodotto solo danno (ambientale, paesaggistico ed economico), senza conseguire alcun vantaggio, è doveroso fornire indicazioni per interventi più razionali.
Come si è argomentato, il taglio indiscriminato degli alberi non è una strategia efficace per prevenire l’intasamento della luce del ponte. Per conseguire l’obiettivo vanno presi in considerazione più interventi:
- la ricostruzione del ponte con una luce molto più ampia, in modo da eliminare la strozzatura idraulica;
- la cura minuta del deflusso delle acque lungo i versanti, con particolare attenzione alle aree franose, in modo da eliminare quei punti di ristagno e quelle criticità locali che favoriscono la franosità, col conseguente trasporto di alberi in alveo;
- la cura dei boschi, individuando ed abbattendo in maniera mirata gli esemplari instabili, malati e pericolanti;
- analogo intervento per gli alberi lungo le sponde, sostituendo i tagli a raso con il taglio mirato dei singoli alberi pericolanti, individuati in base alla loro esposizione alla corrente, alla specie, alla tenuta dell’apparato radicale, allo stato di salute, all’inclinazione.
Come intervenire? Comunicazione e trasparenza
Non appaia di importanza marginale un’ultima raccomandazione, relativa alla comunicazione e alla trasparenza dell’operato della Comunità Montana.
Dopo aver ben ponderato gli aspetti tecnici, la prima fase dell’intervento dovrebbe essere la comunicazione ai residenti più direttamente interessati e, tramite la stampa, all’intera cittadinanza.
La comunicazione dovrebbe illustrare in maniera puntuale i problemi riscontrati, le cause individuate, le alternative d’intervento prese in considerazione, la valutazione dei costi e dei benefici, gli accorgimenti presi per minimizzare gli impatti. Dovrebbe inoltre invitare i cittadini a presentare osservazioni e suggerimenti, di caratteristiche locale o generale.
Agendo in questo modo siamo certi che la Comunità Montana riceverebbe il plauso dei contribuenti e di tutta la cittadinanza, anziché esporsi alle critiche alle quali le modalità d’intervento oggi utilizzate inevitabilmente la espongono.
Nell’invitare la Comunità Montana a fornirci chiarimenti sull’intervento effettuato, ci auguriamo che in futuro voglia tenere in attenta considerazione i nostri suggerimenti.
Carrara, 17 marzo 2011
Legambiente Carrara