1. PREMESSA
Prima di passare all’individuazione di possibili misure di contenimento dei livelli di polveri fini è utile passare in rassegna le varie fasi in cui esse sono generate, a partire dall’escavazione al monte.
Apparirà così evidente che la causa prima degli elevati livelli urbani di polveri fini è l’assoluta noncuranza dell’ambiente e dei cittadini che caratterizza tutto il comparto marmifero; tale noncuranza tuttavia non potrebbe esplicarsi se non godesse, da parte dell’amministrazione comunale, di un livello di inefficienza o di tolleranza così elevato da sconfinare nell’aperta complicità.
Non si estraggono blocchi, ma detriti per carbonato (in violazione della legge)
Partiamo dall’escavazione del marmo, utilizzando i dati forniti dal Comune per il 2005 (dopo una strenua resistenza durata 230 giorni e dopo il pronunciamento del difensore civico sull’obbligatorietà di fornire i dati a Legambiente).
Nel 2005 le 85 cave attive del comune di Carrara hanno estratto oltre 5 milioni di tonnellate, di cui ben l’82,9% è costituito da detriti e solo il 17,1% da blocchi.
Nel 2005, otto cave non hanno estratto nemmeno un blocco, ma soli detriti (96.000 t); nel 36,5% delle cave i detriti rappresentano oltre il 90% dell’escavato; nel 20% di cave rappresentano l’80-90%; nel 16,5% di cave rappresentano il 70-80%; il 5,9% produce il 60-70% di detriti e solo il 21,2% delle cave produce meno del 60% di detriti.
Questi dati –se teniamo conto che il Regolamento per la concessione degli agri marmiferi del Comune di Carrara precisa che l’esercizio delle cave di marmo è consentito esclusivamente per l’estrazione di marmo in blocchi– fanno rizzare i capelli.
Il gruppo di cave più numeroso (31 cave, pari al 36,5%) sono cave di carbonato camuffate da cave di marmo! Delle cave grandi e medie, nessuna può definirsi buona od ottima (cioè con % contenute di detriti), ma tutte rientrano nelle categorie mediocre (detriti oltre il 70%), scadente (oltre l’80%) e pessima (oltre il 90%).
Ciò conferma che la frantumazione delle nostre montagne per ricavarne carbonato di calcio non è una pratica occasionale, ma una caratteristica strutturale del comparto estrattivo, in particolare delle cave medie e grandi. Questa situazione, in aperta violazione della legge, non potrebbe sussistere senza la tolleranza dell’amministrazione comunale.
Basterebbe far rispettare la legge, ad es. cominciando a chiudere le 48 cave la cui produzione in blocchi è inferiore al 20% (cioè che producono più dell’80% di detriti) per ottenere una riduzione del 66,5% del transito dei camion. Dunque, il semplice rispetto della legge sull’escavazione potrebbe già essere sufficiente a far rientrare i livelli urbani di polveri fini nei limiti di legge.
Modalità di escavazione irrispettose delle sorgenti
Data l’elevata vulnerabilità all’inquinamento delle acque sotterranee nelle aree marmifere (a causa della fratturazione e del carsismo), gli inquinanti lasciati esposti agli agenti atmosferici (acque di taglio, oli, grassi, marmettola, terre) vengono dilavati dalle piogge, si infiltrano nelle fessure e vanno ad inquinare le sorgenti che alimentano la città.
Si sono già manifestati episodi gravissimi di inquinamento da oli esausti; la quotidianità dell’inquinamento è dimostrata dagli studi del CNR e dai documenti dell’AMIA che testimoniano inquinamento da marmettola di diverse sorgenti (che vengono di volta in volta escluse dalla rete acquedottistica) per oltre 100 giorni l’anno.
Tutto ciò dovrebbe indurre i concessionari a tenere pulite come uno specchio tutte le superfici di cava e, prima ancora, il Comune ad ordinare tale modalità di lavorazione. Grazie alla colpevole tolleranza del Comune e alla colpevole negligenza degli imprenditori, invece, migliaia di tonnellate di terre e marmettola sono tenute nelle cave in cumuli esposti agli agenti meteorici.
Gli stessi piazzali e le altre superfici di cava sono coperti da spessi strati di fango e marmettola, come testimoniano le foto 1-3 (tratte da una fonte insospettabile: un calendario pubblicitario di una grande cava).
Cave e montagne sporche = strade e camion sporchi = polveri in città
Oltre all’inquinamento delle sorgenti, queste modalità di conduzione delle cave comportano un aumento delle polveri in città. È ovvio infatti che, in queste condizioni, i camion che salgono alle cave per caricare blocchi e scaglie si infangano da capo a piedi, disseminando poi le polveri lungo tutto il loro percorso (risollevate lungo le strade da ogni automezzo che transita e dal vento stesso).Le stesse vie di arroccamento sono costruite con scaglie, terre e marmettola. Se le cave fossero tenute pulite e le vie di arroccamento fossero asfaltate, i camion potrebbero andare e tornare puliti, riducendo il disagio per i cittadini.
Quando piove, terre e marmettola vengono dilavate dalle cave e dalle vie di arroccamento e trascinate sulla viabilità ordinaria (foto 4), pronte ad essere risollevate dal traffico dopo il disseccamento.
Lavaggio camion
Attualmente c’è un solo impianto di lavaggio, presso Torano. Ciò è del tutto insufficiente: occorrerebbe un impianto per ogni canalone. Il lavaggio dovrebbe evitare di far entrare acqua nei cassoni per evitare che questa venga riversata sulla strada ad ogni curva.
Il lavaggio dovrebbe essere completato dall’asciugatura.
Lavaggio strade
Se fossero adottate le misure sopra indicate, non ci sarebbe alcun bisogno di lavare le strade. Il lavaggio delle strade è una misura di ripiego, che diviene necessaria solo perché –in assenza di misure preventive– si è scelto di consentire che le strade vengano sporcate.
2. MISURE POSSIBILI PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DELL’ARIA
Alcune misure tecniche sono implicitamente indicate in quanto sopra riportato. Pertanto qui non ci si dilunga su esse, ma si indicano alcune misure volte a risolvere davvero il problema.
Basterebbe rispettare il regolamento degli agri marmiferi per ridurre di due terzi il transito di camion
- La misura più efficace, probabilmente capace da sola di far rientrare la qualità dell’aria urbana entro i limiti di legge, è far rispettare la legge che il Comune stesso si è dato (il regolamento degli agri marmiferi): consentire l’esercizio delle cave esclusivamente per l’estrazione di marmo in blocchi. Ciò comporta la chiusura di almeno quelle 48 cave che producono più dell’80% di detriti, riducendo così di due terzi il transito dei mezzi pesanti (tali cave potranno poi essere affidate a nuovi concessionari col vincolo che i blocchi rappresentino almeno il 30% del totale escavato). Si noti che questa misura radicale non è una semplice possibilità, ma un obbligo che finora il Comune ha disatteso, assumendosi gravi responsabilità nei confronti della legge e dei cittadini. L’applicazione di questa misura richiede alcuni mesi per espletare le pratiche di revoca della concessione (comunicazione, attesa dei tempi per le controdeduzioni, applicazione).
Responsabilizzare i camionisti (e fermare i camion per tutto il mese dopo 3 superamenti)
- Merita rilevare l’assurdità dell’approccio finora seguito, basato sul ribaltamento delle responsabilità: perché mai dei problemi generati dal trasporto del marmo dovrebbe farsi carico il Comune, anziché il comparto marmo (escavazione e trasporto)? Finché chi genera problemi potrà continuare a farlo senza subirne alcuna conseguenza non c’è speranza di risolverli!
Pertanto, fermo restando il rispetto della legge (e quindi la chiusura delle cave che non la rispettano: si veda la misura 1), dovrebbe essere lasciata agli imprenditori dell’escavazione e del trasporto la libera scelta delle misure da adottare per contenere le polveri (e i relativi oneri), ristabilendo così un sacrosanto principio di responsabilità. Il Comune dovrebbe limitarsi ai controlli e, dopo tre superamenti in un mese, a bloccare il transito dei camion per tutto il resto del mese. Si può scommettere che, con tale semplice ma ferrea regola, gli imprenditori e i camionisti saranno i primi ad attivarsi per inventare ed adottare le misure più efficaci.
Misure di ripiego
- Altre possibili misure di ripiegoche potrebbero affiancare (ma non sostituire!) le due precedenti sono:
- riduzione del numero di transiti giornalieri, a partire dai camion più inquinanti (es. euro zero, euro 1, ecc.) e/o più sporchi: questa misura sarebbe però inutile in assenza di una forte attività di controllo della polizia municipale, finora risultata assolutamente inadeguata alle necessità;
- installazione di impianti di lavaggio e asciugatura camion direttamente al monte (uno per canalone);
- estensione ed intensificazione del lavaggio delle strade (misura palliativa, utile a ridurre l’inquinamento dell’aria, ma non risolutiva).
Carrara, 4 gennaio 2007
Legambiente Carrara
Per saperne di più:
Sulle cave che da anni producono quantità elevatissime di detriti e pochi o niente blocchi:
Cave, terre, detriti: ma è poi così difficile far rispettare le regole? (28/2/2009)
I dati 2006 sulle cave fuorilegge confermano quelli 2005: blocchi 17%, detriti 83% (27/2/2007)
Ecco i primi dati (2005) sulle cave fuorilegge: 17% blocchi, 83% detriti (3/1/2007)
Costi esterni della filiera marmo C.R.E.D. Versilia, 2006 (392 KB)
Sulle problematiche tra cave e inquinamento delle sorgenti:
Cosa (non) si fa per la protezione delle sorgenti? (16/1/2010)
Nubifragio: sorgenti torbide per lo smaltimento abusivo delle terre (11/7/2009)
Gestire le cave rispettando l’ambiente e i cittadini: le proposte di Legambiente (11/1/2007)
Ordinanza a due cave che inquinano le sorgenti. Era ora! Bravo sindaco! (21/6/2007)
A difesa delle sorgenti: occorre trasparenza e porre ordine alle cave (21/3/2006)
Come le cave inquinano le sorgenti (conferenza, illustrata) (17/3/2006)
Inquinamento delle sorgenti. Mancano i filtri? No, manca la prevenzione! (4/12/2005)
Sulle possibili misure di riduzione delle polveri sottili, ostinatamente respinte dal sindaco:
Le polveri evitabili – 3. (quelle del sindaco) (VIDEO, 16/9/2010) durata: 18’ 05”
Le polveri evitabili – 2. L’impianto della vergogna (VIDEO, 25/8/2010) durata: 10’ 51”
Le polveri evitabili – 1. I camion del marmo (VIDEO, 25/4/2010) durata: 8’ 55”
I bisonti del marmo: polveri a volontà (VIDEO, 15/4/2010) durata: 7’ 13”