L’escavazione insostenibile: le montagne sbriciolate per farne carbonato
Ci sono voluti 230 giorni (quasi 8 mesi), richieste reiterate, diffide, ricorso al difensore civico per convincere il Settore Marmo del comune a scucire i primi dati sui quantitativi estratti dalle cave.
Al momento ci sono stati consegnati solo i dati del 2005 (anziché quelli degli ultimi 5 anni), senza i nominativi delle cave (sostituiti da una numerazione progressiva) e distinti solo in blocchi e detriti (anziché blocchi, informi, scaglie, terre). Proseguiremo la nostra battaglia fino a che il comune non avrà adempiuto all’obbligo di legge (pienamente riconosciuto dal difensore civico) di consegnarci tutti i dati richiesti.
In ogni caso, l’esame dei dati del 2005 mostra già una situazione veramente drammatica.
Nel 2005 le 85 cave attive hanno estratto oltre 5 milioni di tonnellate (Tab. 1); di queste, ben l’82,9% è costituito da detriti e solo il 17,1% da blocchi.
Già questo dato grezzo rivela che le attuali modalità di escavazione sono insostenibili e dovrebbe far sorgere il forte sospetto che venga violata la legge (che consente l’escavazione solo per estrarre lapidei ornamentali, non per sbriciolare le montagne per la produzione di carbonato di calcio).
Alcune cave hanno estratto solo detriti, nemmeno un blocco!
Ben un terzo delle cave è fuorilegge (oltre il 90% di detriti)
Spulciando i dati per trarne maggiori informazioni si scoprono altre cose, tanto interessanti quanto preoccupanti (Fig. 1):
- 8 cave non hanno estratto nemmeno un blocco, ma soli detriti (96.000 t);
- il 36,5% delle cave produce oltre il 90% di detriti; il 20% ne produce dall’80 al 90%; il 16,5% ne produce il 70-80%;
- il 5,9% ne produce il 60-70% e solo il 21,2% delle cave produce meno del 60% di detriti.
La frantumazione delle montagne per farne carbonato:
non è una pratica anomala, ma una caratteristica strutturale
Questi dati fanno rizzare i capelli e trasformano il sospetto in certezza: il gruppo di cave più numeroso (31 cave, pari al 36,5%) sono cave di carbonato camuffate da cave di marmo!
Continuando a spulciare i dati secondo le dimensioni della cava (o, più precisamente, secondo i quantitativi estratti), scopriamo che, delle cave grandi e medie, nessuna può definirsi buona od ottima (cioè con % più contenute di detriti), ma tutte rientrano nelle categorie mediocre, scadente e pessima (Fig. 2). Ciò conferma che la frantumazione delle nostre montagne per ricavarne carbonato di calcio non è una pratica anomala, ma una caratteristica strutturale del comparto estrattivo, in particolare delle cave medie e grandi.
Ad analoghe conclusioni si giunge ordinando le cave dalla più grande (322.258 t/anno) alla più piccola (24 t/anno) ed osservando la % di detriti prodotta da ciascuna di esse (Fig. 3). Sono evidenti, sia nelle cave grandi che in quelle medie e piccole, le elevate % di detriti, mentre solo tra quelle piccole si trovano cave con % di detriti basse.
Chiudere le cave che producono pochi blocchi e una montagna di detriti!
Legambiente, per valorizzare la produzione di marmo in blocchi, contenere il danno ambientale e scoraggiare lo sbriciolamento delle montagne per ricavarne carbonato di calcio, chiede da tempo di chiudere le cave che producono meno del 30% in blocchi.
Il Piano Regionale delle Attività Estrattive sta attualmente valutando se porre il limite di almeno il 20% di produzione in blocchi (come chiedono i nostri industriali) o se elevarlo al 30% (come chiedono gli ambientalisti).
I dati del 2005 dimostrano che in 31 cave (pari al 36,5%) oltre il 90% della produzione è rappresentata da detriti.
Di tutte queste cave (che complessivamente estraggono un terzo del marmo totale) chiediamo pertanto la chiusura immediata.
Oltre a ripristinare il rispetto della legge, si impedirebbe la prosecuzione dello scempio delle nostre montagne e l’inquinamento delle acque superficiali e delle sorgenti; ne gioverebbe grandemente anche la qualità dell’aria urbana che, anche quest’anno, ha raggiunto livelli intollerabili (già 100 superamenti del limite dei PM10 in città).
La doverosa chiusura di queste cave non è tuttavia sufficiente: vi sono altri due gruppi di cave quantomeno “non convenienti” (alla collettività):
Per entrambi questi gruppi di cave chiediamo che il comune imponga loro tassativamente, pena la chiusura, di rientrare nel 2007 al di sotto del 70% di detriti (cioè al di sopra del 30% in blocchi).
L’amara constatazione è che, se uniamo questi due gruppi al primo, giungiamo alla conclusione che le cave “non convenienti” alla collettività (che producono meno del 30% in blocchi) sono 62 (pari al 73% delle cave), che estraggono 4.845.450 t/anno (pari al 94,2% del totale).
In altre parole l’intero comparto marmifero è insostenibile ed ha bisogno di una profonda sterzata: gli imprenditori che intendono estrarre blocchi (producendo ricchezza e contenendo l’impatto ambientale dell’escavazione e del trasporto) sono benvenuti; gli altri devono essere cacciati.
Carrara, 3 gennaio 2007
Legambiente Carrara
Per saperne di più:
Sulle cave che da anni producono quantità elevatissime di detriti e pochi o niente blocchi:
Cave, terre, detriti: ma è poi così difficile far rispettare le regole? (28/2/2009)
I dati 2006 sulle cave fuorilegge confermano quelli 2005: blocchi 17%, detriti 83% (27/2/2007)
Ecco i primi dati (2005) sulle cave fuorilegge: 17% blocchi, 83% detriti (3/1/2007)
Costi esterni della filiera marmo C.R.E.D. Versilia, 2006 (392 KB)